“Il monologo di Angelo Duro fatto in un locale di 40/50 persone, tutto incentrato sulla ‘vera trasgressione’ (non bere, non farsi tatuaggi, dichiarare quando si tradisce) suscita il riso ma soprattutto la complicità: in quel momento Duro sta parlando a persone che la pensano come lui o che rientrano nello stesso mood. Le stesse cose dette a Sanremo, davanti a una platea impellicciata e a milioni di spettatori, vengono ribaltate e appaiono grevi e fuori luogo”. Aldo Grasso, sul sito del Corriere della Sera, stronca l’esibizione notturna di Angelo Duro sul palco del Festival di Sanremo: “Il ‘politicamente scorretto’ – osserva il critico televisivo – è una questione ambientale, una regola fondamentale del linguaggio, il rapporto che si instaura fra testo e contesto”.
Meravigliare la gente
“Nel Sanremo onnivoro, che tutto annette, che tutto divora, ci stava anche il momento del politicamente scorretto – sottolinea Grasso – Era notte fonda, orario più che protetto, quando con molte cautele Amadues ha presentato il comico Angelo Duro, uno che ha fatto del suo cognome una missione”. Tuttavia, “Duro più che trasgressivo è aggressivo: se poi uno si misura con modelli troppo alti, tipo George Carlin, poi finisce che dimostri di non essere all’altezza. Un bravo comico, contesto o non contesto, è uno che sa fare le battute, che sa far ridere senza necessariamente dover ricorrere alla vecchia scorciatoia dell’épater le bourgeois (Treccani: ‘meravigliare a buon mercato la gente, con parole e affermazioni paradossali, con atteggiamenti anticonformistici o spregiudicati, per il gusto di stupire e scandalizzare’)”.