“Inclusività, è la prima parola d’ordine. Digitalizzazione, la seconda”, mentre “resilienza, è quella che le riassume tutte”. In questo modo un articolo pubblicato sull’edizione di Belluno del Corriere delle Alpi descrive il progetto Polis, nato per combattere lo spopolamento, rivoluzionando gli uffici postali dei comuni con meno di 15 mila abitanti. A raccontare per bene la portata rivoluzionaria di Polis è Dino Massimiliano Conte, responsabile della filiale di Belluno, intervistato dal quotidiano locale.
Polis nel bellunese
La valenza del progetto Polis, spiega, “non è un qualcosa di etereo, ma di concreto, è la vicinanza fisica con la persona che viene in sede. La persona che, una volta entrata in questa fisicità, trova tutto quello che veramente le serve”. Saranno in tutto 59 comuni ad essere toccati da Polis entro il 2026, “anno, tra l’altro, delle Olimpiadi”. Proprio per questo, promette il responsabile, “realizzeremo qualcosa di straordinario anche a Cortina. E fin da subito”. “Nelle nostre sedi – spiega sempre Conte -, metteremo a disposizione, oltre ai servizi postali, finanziari, di telecomunicazioni, di luce e gas, anche le certificazioni anagrafiche, la carta d’identità elettronica, il passaporto, e tanti altri certificati. In questo modo, renderemo di fatto più veloce l’interlocuzione del cittadino con la pubblica amministrazione”. Una rassicurazione arriva anche per le persone meno avvezze alla tecnologia e spaventate dai nuovi totem, dal momento che “il nostro personale li aiuterà a interloquire, ad avanzare interrogazioni e richieste”.
Il contrasto di Poste allo spopolamento
Con il progetto Polis “confermiamo la nostra presenza, la nostra territorialità, con un’attenzione del tutto particolare a quelle aree che si stanno drammaticamente spopolando. Le nuove Poste confermano la loro storica capillarità, la volontà di portare inclusione. E di ridurre il divario digitale”. Attraverso le Poste “è lo stato che si avvicina al cittadino”, mentre l’azienda offrirà un “servizio multiforme, completo, anche per conto delle istituzioni”. “Insomma, in un momento in cui pare prevalere la sfiducia tra il cittadino e lo Stato, le Poste intendono dare il proprio contributo in direzione opposta”.
Le persone di Poste
Anche le persone di Poste sono pronte ad accogliere il cambiamento. “In queste settimane – racconta l’intervistato – sto girando di ufficio in ufficio e ho riscontrato quello che già immaginavo: una grande umanità da parte di tutto il personale. Ma, per la verità, è sempre stato disponibile a mettersi al servizio dei propri concittadini. Abbiamo singole persone come intere famiglie che vengono nei nostri uffici non per una mera pratica, ma per avere tante risposte ad altrettante loro esigenze”. Inoltre, il personale è “in formazione perenne”, una formazione “che ha come ultimo obiettivo quello di far sentire la persona-cliente come fosse a casa”.
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