Di seguito l’editoriale della direttrice di Donna Moderna, Maria Elena Viola, che illustra le iniziative del settimanale femminile e di Postenews dedicate alle donne di Poste Italiane.
Chi sono e come sono le donne moderne? È la prima domanda che mi sono fatta quando, all’inizio di quest’anno, mi hanno affidato la direzione di un giornale che proprio a loro si rivolge in modo esplicito, a partire dal nome: Donna Moderna. Come prima cosa ho chiesto alle colleghe della mia redazione, che erano lì da molto prima di me (in certi casi da più di 20 anni!), di fare insieme un esercizio: analizzare quante cose sono cambiate nella vita delle donne dal 1988, data di fondazione della rivista, a oggi. Mi sembrava il modo più pratico ed efficace per capire se stavamo davvero parlando alle lettrici degli anni Duemila, o se invece per svista o distrazione ci si era fermate a quelle di ieri. Ci vuole niente a perdere di vista di cosa ha davvero bisogno il pubblico a cui ci si rivolge, restando cristallizzati in vecchie formule e format sempre uguali. L’esercizio è stato molto utile perché spesso ci dimentichiamo di come siamo arrivati fin qua, quanti mutamenti sono avvenuti nella cultura e nella società senza che quasi ce ne rendiamo conto. Basti pensare alle relazioni: siamo passati dalla famiglia tradizionale a quella arcobaleno, dall’agenzia matrimoniale al blind date. E cosa dire dei modelli estetici? Dopo anni di insopportabile dittatura del “paradigma unico” – sintetizzabile nella famigerata e ferrea formula della taglia 38 – abbiamo scoperto la bellezza delle forme, il fascino dell’imperfezione, il valore delle differenze. Le fashion victim hanno lasciato il posto alle green-influencer, le yuppie un po’ virago alle mamme in carriera. Essere “moderne”, in fondo, è questa cosa qua: cogliere “lo spirito dei tempi” e farsene interpreti. Anzi, se possibile, addirittura anticiparlo. Diventando l’avanguardia di un fenomeno, le portabandiera di una trasformazione. Alla luce di queste riflessioni, sono rimasta letteralmente conquistata dalla storia di Poste Italiane che, nell’arco di 160 anni, ha saputo essere per il mondo femminile, non solo promotore, bensì “detonatore” di cambiamento. Ha aperto i suoi uffici alle donne in tempi in cui il loro unico posto era accanto al focolare. Le ha messe di fronte a un telegrafo e le ha lasciate fare. Cura, attenzione, impegno, umiltà hanno fatto il resto. Dal 1862, anno di nascita delle Regie Poste, fino all’inizio del nuovo secolo, il loro numero è passato da 500 a 3.200. È esploso negli anni dei due conflitti bellici per la partenza degli uomini al fronte, si è un po’ arenato durante il fascismo, è ripartito al galoppo con la prima Repubblica, facendosi via via portatore di innovazione (fino all’ingresso del digitale), ma anche di rivendicazioni sindacali e conquiste crescenti sul fronte del salario, delle cariche, della conciliazione. Oggi Poste è un esempio virtuoso per le politiche a favore delle donne, nonché modello in controtendenza per quel che riguarda la rappresentanza femminile: dal 2007 le dipendenti sono la maggioranza e molte di loro (oltre il 20%) ricoprono ruoli apicali. Questo spiega perché io sono qui – piacere! – e perché è nato questo progetto che vede Donna Moderna al fianco di Poste Italiane. Abbiamo in comune un’ambizione. Far crescere le donne, dar loro una voce, accompagnarle lungo la strada dell’emancipazione. Di questo e tanto altro parleremo nei mesi a venire. È l’inizio di un viaggio. Felice di farlo insieme a voi.
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