Il Presidente della Repubblica ha fatto visita questa mattina alla chiesa di San Nicola di Bari, a Casal di Principe, dove il 19 marzo 1994 don Diana venne ucciso dalla camorra. Il sacerdote era considerato un simbolo della lotta alla criminalità organizzata per il suo impegno nello spronare la gente a ribellarsi alle cosche del territorio casertano. Il Capo dello Stato ha reso omaggio anche alla tomba del parroco e ha tenuto un discorso davanti agli studenti dell’Istituto tecnico Guido Carli di Casal di Principe.
L’impegno per la legalità
Il 19 marzo del 1994 (giorno del suo onomastico), alle 7.30, don Diana venne ucciso nella sacrestia della sua parrocchia mentre si accingeva a celebrare la Santa Messa. È stato scrittore e scout italiano, assassinato per il suo impegno antimafia e perché ha aiutato la gente nei momenti resi difficili dalla camorra. Nel 2019, in occasione del 25esimo anniversario della sua uccisione, Poste Italiane realizzò un francobollo per la serie “Il Senso Civico” con un ritratto di Giuseppe Diana affiancato dalla scritta “Per amore del mio popolo”, il titolo di un documento scritto dal parroco di Casal di Principe un anno prima dell’agguato, un manifesto contro la malavita che impazza fra le strade dell’Agro Aversano, terra di Francesco “Sandokan” Schiavone.
Il processo di beatificazione di Don Diana
Ad attendere il Presidente della Repubblica, a Casal di Principe, anche il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo che ha rilanciato il tema della beatificazione di don Peppe: “Abbiamo avviato lo studio di tutto ciò che don Peppe ha espresso con il suo vivere e con il suo agire – ha detto in un’intervista al Mattino – Sto incoraggiando molto lo studio di quel particolare periodo della storia di questa nostra terra. La santità non è mai avulsa da un contesto storico e sociale”.
Il ricordo di Mattarella
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, davanti agli studenti, ha definito don Peppino “un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione”. “Don Diana – ha proseguito Mattarella – aveva capito, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio e ruba il futuro dei giovani. Usava parole ‘cariche di amore’. Parole chiare, decise, coraggiose. Dopo l’uccisione di un innocente scrisse: ‘Non in una Repubblica democratica ci pare di vivere ma in un regime dove comandano le armi. Leviamo alto il nostro No alla dittatura armata’”.
L’orgoglio di Casal di Principe
Mattarella sottolinea: “È esattamente così. Le mafie temono i liberi cittadini. Vogliono persone asservite, senza il gusto della libertà”. Mattarella ha quindi invitato i giovani di a “essere fieri di essere nati in questa terra, che ha saputo compiere questa vera, grande, rinascita. Dovete avvertire l’orgoglio di essere suoi concittadini. Dovete rifiutare, fin dai banchi di scuola, la sopraffazione, la violenza, la prepotenza, il bullismo, che sono un brodo di coltura della mentalità mafiosa. Ricordate sempre che siete la generazione della speranza, quella a cui lui ha passato idealmente il testimone della legalità”.
L’intervento del Presidente della Repubblica all’Istituto Tecnico “Guido Carli” di Casal di Principe dal sito del Quirinale.