Una donna, vittima di uno scippo torna a vivere libera dalla paura grazie ad una lettera. Scritta proprio da chi l’ha derubata. Si tratta di una storia di redenzione raccontata dal Messaggero quella che ha visto protagonista Sara (nome di fantasia) e un’insegnante in pensione, in un piccolo paese della provincia di Latina.
Il furto in provincia di Latina
Il furto avviene in un pomeriggio estivo, quando Manuele (anche in questo caso nome di fantasia), in motorino insieme a Sara, si trova davanti un’anziana che ha appena ritirato la pensione all’ufficio postale, e le strappa la borsa. Poco dopo i carabinieri riescono a bloccare la coppia e, mentre lui, maggiorenne, sceglie la via del processo con rito abbreviato, Sara viene segnalata al neonato “Centro di giustizia riparativa e mediazione penale minorile” di Latina dove viene attivato un percorso di “messa alla prova”.
La messa alla prova
Il percorso di “messa alla prova” è un istituto che sospende il procedimento penale: nel periodo della sospensione vengono svolte attività obbligatorie e gratuite, come l’esecuzione di un lavoro di pubblica utilità in favore della collettività che può essere svolto presso istituzioni pubbliche, enti e organizzazioni di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato. Per quanto riguarda specialmente i minorenni, fondamentale è il ruolo del servizio sociale, che accompagna e sostiene il giovane attraverso dei percorsi ad hoc, volti a far prendere consapevolezza delle conseguenze del reato. Nel caso in cui il periodo di messa alla prova venga svolto con successo, vi è l’estinzione del reato.
La redenzione di Sara, la giovane scippatrice
Il quotidiano spiega come Sara, durante le attività in una casa famiglia, prende sempre maggiore consapevolezza dell’errore commesso. La vittima dello scippo è una maestra in pensione che vive sola, è vedova e i due figli vivono a Roma e Milano. Dopo lo scippo ha subito alcune lievi ferite cadendo a terra, ma le conseguenze peggiori sono quelle che non hanno lasciato tracce sul corpo. L’anziana, con il passare dei giorni, ha consolidato uno stato di forte stress, con paure sempre crescenti che l’hanno portata a un totale isolamento, di fatto ha iniziato a non uscire più di casa per paura. Durante il percorso di “messa alla prova”, Sara viene a conoscenza delle condizioni dell’anziana, soprattutto del fatto che dopo quel terribile episodio vive nella paura, sola in casa, senza avere la forza e il coraggio di uscire. Così chiede agli operatori di poterla incontrare, vuole parlarle e forse scusarsi. L’anziana però rifiuta, non è convinta e soprattutto non vuole uscire di casa, l’unico luogo dove si sente al sicuro. È in quel momento che Sara decide di scrivere una lettera alla signora.
Una lettera per scusarsi
Sara scrive una lunga missiva in cui si libera di ogni forma di inibizione, mettendo nero su bianco quelle riflessioni che, giorno dopo giorno, hanno caratterizzato il suo percorso: “Le scrivo questa lettera perché sento il bisogno di condividere con lei la mia crescita in questi anni, ma soprattutto perché sento il bisogno di chiederle scusa. L’adolescenza è un periodo particolare, credo che anche lei lo sappia. Non ci si sente né troppo piccoli e né troppo grandi e sembra che tutto ci sia concesso e ci sia dovuto. Ed è tutto particolare, soprattutto quando ci si ritrova in una situazione disagiante che spesso porta a fare azioni che ti segnano per sempre, e che non si cancelleranno, che segneranno te e gli altri”. La ragazza prende coscienza anche della grande occasione di recupero. “In questi anni – scrive – io ho dimostrato a me stessa di esser migliore della persona che sembrava stessi diventando e forse questo lo devo anche a un briciolo di fortuna che ho avuto, alla clemenza sua e a quella del giudice e degli assistenti sociali. Conducevo una vita sregolata e allo sbando, priva di regole e di attenzioni sulle cose realmente importanti, ma ora non è più così. Avrei voluto dirle tutto questo a parole, ma suppongo sia difficile, allora ho deciso di scrivere questa lettera per dirle che mi dispiace di averla fatta star male, mi dispiace di averle mostrato un lato di me che probabilmente non è mai stato mio. So che le sembra impossibile, ma io le voglio bene”. Parole che hanno colpito l’anziana, come racconta l’avvocato Pasquale Lattari che ha seguito il delicato caso: “Le scuse della ragazza e le sue riflessioni hanno avuto un effetto di pacificazione straordinario sull’anziana che ha ripreso sicurezza iniziando di nuovo a uscire di casa, riprendendo la vita sociale che aveva del tutto abbandonato”.