La prima notizia scritta sulla Passione, morte e risurrezione di Gesù è giunta a noi con una lettera. Tra le più preziose della storia cristiana, la lettera è circolata anni prima degli stessi Vangeli. Fu scritta da Paolo apostolo. Pietro e Paolo sono due apostoli considerati “colonne” della Chiesa. Antonio Gramsci, uno tra i filosofi italiani più letti e conosciuti, autore dei Quaderni dal carcere chiama san Paolo il “Lenin del cristianesimo”. Paragone audace – osserva il cardinale Gianfranco Ravasi, biblista eruditissimo – che rende bene l’importanza di san Paolo, “oggetto di invincibile odio e indomato amore” nella storia cristiana. Paolo è stato il primo degli apostoli a coltivare con lettere l’educazione spirituale delle comunità cristiane da lui fondate, istruendole nella fede. Dopo di lui che ne ha scritte parecchie e tutte singolarmente importanti, di lettere ne hanno scritte gli apostoli Pietro e Giovanni e due influenti persone loro contemporanei, Giacomo e Giuda.
Al cuore della Fede
La famosa lettera di cui stiamo parlando, Paolo la scrisse intorno all’anno 57 dopo Cristo indirizzata ai cristiani di Corinto, oggi una cittadina della Grecia, ma allora città importantissima dell’impero romano con circa 600 mila abitanti e due porti. Gesù era stato ammazzato in croce una ventina di anni prima. La breve distanza di tempo da quell’evento rende di rara credibilità quattro righe inserite da Paolo nel penultimo capitolo della sua prima lettera. Si tratta di quattro righe inaudite che riassumono il cuore stesso della fede cristiana trasmessa dagli apostoli. Raccontano “che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa (Pietro) e quindi ai Dodici”. Più avanti, nella stessa lettera si può leggere: “Ora se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dai morti? Se non vi è risurrezione dai morti neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. Il cristianesimo si fonda sulla Resurrezione di Gesù. Non sappiamo se questa lettera, scritta probabilmente su un papiro, venne recapitata ai cristiani di Corinto a mano, da qualche collaboratore dell’apostolo o se fu spedita per posta. All’epoca, infatti, nell’impero romano funzionava un efficientissimo servizio postale che poteva contare su una rete di 200 mila chilometri di strade e su un capillare sistema di corrieri chiamati “cursores”, dislocati nelle varie stazioni di Posta, attrezzate anche con un servizio di ristoro. Certo è che all’origine della speranza cristiana c’è la narrazione contenuta in una lettera attendibile. Nei secoli la Passione di Gesù, più che la sua Resurrezione, ha attraversato la pietà popolare con sacre rappresentazioni e ispirato una vasta e avvincente produzione artistica letteraria, pittorica e musicale. E nell’ultimo secolo anche filmografica.
Il pregio delle riproduzioni
Un certo equilibrio tra i due aspetti di Passione e Resurrezione dell’unico Gesù lo si trova, a sorpresa, nella produzione filatelica delle Poste Italiane. Spulciando nell’emissione di francobolli degli ultimi 45 anni si scopre la presenza di ben sette francobolli di alta fattura in tema pasquale. Il primo della serie risale all’aprile del 1975. Tra i francobolli celebrativi dell’“Idea Europea” uscì un primo francobollo di L.100 con una tiratura di 15 milioni di esemplari. Riproduceva la Flagellazione di Cristo del Caravaggio. Bisogna attendere l’aprile del 1994 per l’emissione di un francobollo ordinario in 3 milioni di esemplari dedicato alla Processione del Cristo Risorto a Tarquinia. Segue nel 2000 l’emissione di 5 francobolli celebrativi del primo Giubileo del Terzo Millennio. Si stampano 6 milioni di esemplari per ciascun francobollo. I francobolli – spiegano le Poste – si presentano come un ideale ciclo pittorico che si ispira alla vita di Gesù Cristo. Tra essi spiccano un’Ultima cena del Ghirlandaio, il Compianto del Cristo morto di Giotto, la Risurrezione di Piero della Francesca. Nel 2002 ecco un francobollo con un bel volto del Crocifisso di Cimabue. Nel marzo 2010 segue un nuovo esemplare filatelico in occasione dell’ostensione della Sindone. Riproduce la “Sepoltura del Cristo e tre angeli che reggono il sudario”, dipinto di Gerolamo della Rovere. Ultimo esemplare nel 2014 con un “Cristo alla colonna” del Bramante. Sette pregevoli riproduzioni in totale. Senza dimenticare che si deve anzitutto a una lettera, a firma dell’apostolo Paolo se la storia non si è fermata a quel sudario della sepoltura, ma si è aperta alla speranza della Risurrezione.