“È bello pensare che l’Italia non è solo il suo passato ma uno scrigno permanentemente arricchito. L’industria culturale italiana è una forza trainante del nostro modello produttivo che permette di mettere in valore le creazioni dell’ingegno. Il nostro Paese gode all’estero di una reputazione altissima, che investe il suo passato ma, come ho osservato, anche il suo presente”. Lo dice il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un’intervista al Corriere della Sera a firma di Marzio Breda, in occasione dell’avvio del Festival du Livre di Parigi, dove l’Italia è ospite d’onore.
Mattarella sull’importanza del dialogo
Presenza, che il Capo dello Stato definisce “tra le più prestigiose occasioni culturali europee, oltre a riconoscere il contributo recato dalla civiltà italica al sentire globale, rappresenta una grande occasione per proseguire sulla strada di una osmosi che consolidi sempre più la piattaforma comune di valori sui quali si fonda la Casa europea”. Perché, insiste Mattarella, “l’incontro e il dialogo tra culture offre l’opportunità di conoscersi al di fuori di consolidati stereotipi e crea, nel confronto, le condizioni per superare la fragilità di una interpretazione dell’identità basata sulla chiusura e il rifiuto dell’altro. Il rispecchiarsi in uno spazio largo è ciò che ha consentito il crescere delle civiltà”.
Sulle orme di Marco Polo
Ecco allora che “il sapere si è affermato come un valore democratico, anzi come condizione della stessa vita democratica” e “non a caso l’accesso all’istruzione è divenuto uno dei diritti contemporanei”. Pertanto “un bagaglio di studi limitato è una barriera che, oltre a creare divari, genera incomprensioni e, dunque, conflittualità e, soprattutto, ci impedisce di progettare il futuro con chiavi interpretative adeguate a comprendere la complessità del nostro vivere contemporaneo”. In questo senso, per Mattarella “il libro, come ogni altra modalità di espressione della creatività umana, rappresenta uno strumento di condivisione della conoscenza”, dunque “leggere è essenziale”. Anzi, a suo avviso “bisognerebbe leggere di più e, forse, la lettura del Milione di Marco Polo potrebbe aiutarci a comprendere lo spirito con cui va guardato il mondo” perché’ “lo scambio apre le menti, tanto più per una cultura solida e ammirata come quella italiana”. Secondo il Capo dello Stato “la fraternità europea, se derivato della triade illuminista insieme con uguaglianza e libertà, va intesa come consapevolezza di comune destino e va oltre la solidarietà” è “acquisizione di consapevolezze più autentiche, che abbiano la meglio anche su narrazioni correnti di crisi di convivenza con gli immigrati che giungono sulle nostre coste o agli altri confini d’Europa, fuggendo da guerre, carestie, sconvolgimenti climatici”.
Quirinale, casa degli italiani
Secondo Mattarella “l’autobiografia culturale di un Paese è la sua cultura per intero, quella alta e quella popolare, per ricordare il pensiero di un grande italiano transnazionale, Umberto Eco, in grado di parlare a tutte le espressioni culturali”, autobiografia che “trova in Dante Alighieri l’uomo che ha portato a compimento il passaggio tra latino e volgare, riconoscendo alla lingua parlata, quella che oggi definiamo lingua italiana e fu una rivoluzione la dignità letteraria e la superiorità comunicativa”. Il Presidente conclude l’intervista al Corriere della Sera dicendo che “la sede della presidenza della Repubblica è la Casa degli italiani. L’Italia è il Paese dove bellezza e cultura hanno trovato massima espressione. Trovo naturale che il Palazzo del Quirinale si offra come spazio per raccontare l’eccellenza artistica italiana”.