Paolo Ricci fa il portalettere ed è nato a Perugia nel 1956. Si tratta di un figlio d’arte, visto che il papà Antonio è stato uno dei primi postini del capoluogo. Coniugato con Antonella Giuliani, compagna nella vita e collega di lavoro, ha un figlio, Alessandro, anche lui dipendente postale. Ricci ha svolto il ruolo di postino a Città della Pieve, Castel del Piano, San Mariano di Corciano e, soprattutto Perugia. Prima a Casaglia adesso nell’acropoli. Il 15 settembre prossimo appenderà la borsa al chiodo. Il portalettere ha raccontato la sua storia in un’intervista al Corriere dell’Umbria.
Il portalettere del centro di Perugia
“Noi rappresentiamo l’azienda, se non facciamo bene il nostro lavoro ne esce a pezzi. Ecco perché ancora oggi ritengo fondamentale il rapporto personale”. E per questo Paolo ha sul cellulare “tutti i numeri dei residenti nella zona dove faccio servizio”, così “se devo consegnare una raccomandata e non trovo nessuno in casa, invece di lasciare l’avviso, telefono”.
Un lavoro “ricco di sorprese”
Nel corso della sua carriera Ricci ha vissuto tante avventure, e di aneddoti da raccontare ne ha molti. Un esempio: “A Perugia centro, una volta ho fatto un incontro con un cane che non dimenticherò mai. La proprietaria lo chiamava pulce, per cui non ho avuto problemi a salire le scale per consegnare una raccomandata. Il problema che pulce era un alano. Non le dico lo spavento”. Sempre a Perugia poi “ho aperto una cassetta per lasciare la posta: non l’avessi mai fatto, mi è spuntato all’improvviso un serpentello”.
Il postino di ieri e di oggi
Parlando del suo passato, il portalettere sottolinea come “ho vissuto tutte le stagioni delle Poste. Ricordo i primi tempi, quando il postino era borsa di cuoio e tutta memoria. Erano i tempi di mio papà. Le lettere, soprattutto quelle d’amore, erano attese con ansia. Le signorine sospiravano alla finestra quando il postino passava e tirava”. In quei tempi “il postino era tutto, nei piccoli paesi o nei quartieri delle nostre città era importante quanto il medico, il maresciallo, il prete e il farmacista”. “Fare il postino oggi – aggiunge – è diverso dai primi tempi. Siamo un ufficio viaggiante. Dobbiamo aggiornarci e la tecnologia non deve farci paura. Ben vengano i corsi di aggiornamento professionale, perché non dobbiamo mai deludere le attese degli utenti. Poste Italiane siamo noi, questo carico di responsabilità deve spingerci a dare il massimo”.