Nella storia dei dipendenti di Poste Italiane si ritrova la storia del nostro Paese. In “Ricordi di Poste”, raccogliamo le testimonianze degli ex dipendenti che scrivono alla redazione e che, attraverso i loro racconti, contribuiscono a mantenere vivo il legame tra le generazioni.
Assunto alle Poste di Conegliano Veneto nel 1962 come fattorino telegrafico, Giulio Zanello non ha mai lasciato il suo lavoro dal 1964, dopo aver terminato il servizio militare come alpino nell’artiglieria di montagna. “Ultime lettere da Giulio”: titolava così “La Tribuna di Treviso”, l’11 ottobre 1997, per salutare il portalettere Giulio Zanello.
La lettera
Un suo amico, Emanuele Marzorati, ci ha inviato i ritagli di giornale che ricordano l’esperienza del postino ormai in pensione da oltre 25 anni e oggi assiduo lettore del nostro Postenews. “Trentacinque anni di onorato servizio. Diciotto di Piazza dei Signori, Calmaggiore e viuzze contermini: portoni, negozi, studi professionali, banche, bar, sedi e associazioni”, scrive il quotidiano veneto celebrando l’ultimo giorno di lavoro di Giulio in quel lontano autunno del ’97. Lui racconta degli inizi da fattorino telegrafico a Conegliano e gli esordi da portalettere come sostituto-titolare in Strada Ovest nel ’66, fino al giro finale del centro storico di una città che lo saluta e gli rende omaggio nell’ultimo giro di giostra.
A piedi e in bicicletta
Da pensionato, in un’intervista al Gazzettino Giulio ricorderà: “A me piaceva moltissimo uscire la mattina per smistare la posta, caricarla in bicicletta e fare il giro tra le mie famiglie. Un tempo il postino era come il parroco e il farmacista del paese, amato, rispettato, accolto con gioia da tutti. Portavamo la corrispondenza tanto attesa; una lettera dai parenti lontani, gli auguri di Natale o per il compleanno, la pensione”.
I soldi per tirare avanti
“Ogni mese – aggiunge Giulio – le persone anziane mi aspettavano sulla porta perché sapevano la data in cui arrivavano i soldi per tirare avanti e questo succedeva soprattutto nei miei primi anni di servizio quando lavoravo nei quartieri popolari. Per loro non ero solo il postino ma una persona su cui contare”.