Non solo Virginia Woolf. Divenuta un mostro sacro della letteratura al pari degli autori maschi, Virginia, grande scrittrice non solo di romanzi, ma di lettere, non è rimasta caso isolato. Sono tante le donne autrici che, ormai, quasi affollano le pagine della letteratura di qualità che tramanda romanzi, poesie, saggi, intrecci di pensieri filosofici e narrative di vita quotidiana. Un emergere al femminile avvenuto e consolidato con la riscoperta puntuale e curata degli epistolari di donne scrittrici, filosofe, scienziate, politiche, pedagogiste, artiste. Una miniera di conoscenze, colori e vita con sguardi di donna dopo millenni di irrilevanza.
Le sorelle d’arte creativa di Virginia
Tante le sorelle d’arte creativa della Woolf, in un crescendo di pubblicazioni di epistolari, lettere su argomenti i più svariati del vivere e sperare personale e sociale. Si scopre e si documenta sempre più a livello di ricerca storica e di indagine letteraria l’importanza di conoscere la produzione di corrispondenza al femminile “per un quadro più veritiero sui passati secoli di storia umana finora pensata come risultato dell’attivismo e del pensiero maschile. Sempre più – si sottolinea in un volume di Sellerio che raccoglie Lettere dall’Europa. Un secolo di corrispondenza al femminile – nella lunga marcia delle donne verso la parità dei diritti e della dignità umana per millenni appannaggio maschile, le lettere scritte dalle donne a ogni genere di interlocutori si rivelano una chiave preziosa per spiegare e comprendete gli squilibri sociali e interpersonali che, nel mutare dei tempi, hanno guidato la cultura, gli usi, le norme civili e religiose. Già alla nascita il maschio era considerato una benedizione attesa e sperata; una bambina l’arrivo di un problema. Si è soliti citare Virginia Woolf per tutte le donne che rivendicavano “una stanza tutta per sé” un luogo di libertà dove esprimersi senza dover dipendere e sopportare le convenzioni sociali e religiose del tempo. L’esclusione era valida anche in campo letterario. Le donne che diventavano autrici conservavano pe sé i testi. Salvo le lettere. Man mano che la ricerca storica procede, e accresce il suo interesse sull’argomento dell’esclusione, emergono le aree e i modi in cui si esercitava quella segregazione minuziosa e scientifica che ha escluso da sempre le donne dalla pubblica ribalta, insieme sottoponendole al controllo continuo del maschio”. Il volume proposto accende un cono di luce sul divieto di scrivere. E lo fa indirettamente, concentrandosi sull’unico genere letterario che le donne potessero coltivare senza difficoltà.
L’attenzione alle autrici
Il genere epistolare, rimasto un po’ cenerentola nello studio della letteratura. Chi ha frequentato la scuola umanistica dello stile epistolare ricorda Le ultime Lettere di Jacopo Ortis. Di quest’opera del Foscolo si aveva la sensazione di un’opera minore che poteva restare ignorata dagli studenti concentrati sui celebri “Sepolcri”. Con l’attenzione alle autrici, crescente in misura geometrica nei decenni recenti, nel tempio della letteratura sono entrate figure di donne di grande valore, capaci di riscattare con nuove tonalità il genere di corrispondenza. Senza di loro lettere singole o raccolte di epistolari preziosi sarebbero rimasti polverose dimenticanze. Si sono invece rivelate una “testimonianza di una sorda e spesso nascosta protesta; documento delicato di una controversa coscienza, di una difficile identità. Sono letteratura vera nell’unico esercizio e nell’unica pratica accessibile. Sono soprattutto i rari momenti in cui si possono osservare le donne del passato (certo, quelle appartenenti ai ceti letterati) nel loro spazio autonomo” valorizzate in se stesse e non per l’apprezzamento maschile. Una fonte storica assolutamente originale, altrettanto notevoli dal punto di vista grafico e linguistico, soprattutto riguardo al lessico. Le numerose raccolte di Lettere di donne aiutano a rileggere l’intero Novecento non più solo caratteristico per il contributo di celebrate autrici come Virginia Woolf, Hannah Arendt, Sylvia Plath, ma una vera schiera di donne cui si deve la marcia laboriosa verso l’emancipazione e il riconoscimento della piena dignità umana. Si pensi a Sibilla Aleramo, Laura Mancinelli, Elsa Morante, Lalla Romano, Gianna Manzini, Susanna Tamaro, Paola Capriolo, Natalia Ginzburg. Queste e altre donne hanno propiziato il passaggio da un vecchio femminismo legato al periodo e alla sensibilità della rivoluzione francese e industriale, a un femminismo nuovo, che racconta l’uscita della donna dal contesto salariale e politico per rivendicare il diritto di uguaglianza personale e di cittadinanza.