Gli operatori di sportello plurilingue sono fondamentali in una società sempre più multietnica. Aiutano a superare le barriere culturali, la diffidenza e la difficoltà di integrazione nella società. Poste Italiane punta da sempre anche su questo aspetto. A Milano, nel quartiere Corvetto, uno dei più multietnici della città, c’è un ufficio postale proprio con queste caratteristiche. Ne parla il quotidiano Il Giorno.
L’ufficio postale come presidio sociale
All’ufficio postale di via Gamboloita, il 65 per cento dei clienti è straniero. Allo sportello i clienti trovano Yu Zhou, arrivata dalla Cina quando aveva 11 anni e figlia di genitori che hanno un laboratorio tessile, e Cristiana Shahata, nata in Italia 32 anni fa da famiglia egiziana. Yu e Cristiana sono due degli operatori multilingue reclutati da Poste Italiane per “rompere le barriere” in una zona con alta presenza di stranieri, facilitando la comunicazione con persone che conoscono poco l’italiano: “In questo ufficio postale – dice la direttrice Anna Monforte – c’è un’alta presenza di stranieri, principalmente di lingua araba, ma anche cinesi e sudamericani. Negli ultimi anni ci siamo sempre più affermati come un presidio sul territorio, con una funzione sociale emersa anche durante la pandemia”.
Non solo posta e pacchi
Ecco quindi che l’ufficio postale diventa per tutti un punto di riferimento: “Ogni mese – si legge nell’articolo – vengono consegnati, in media, 500 kit necessari al rilascio o al rinnovo del permesso di soggiorno. Poi ci sono le social card come la Carta acquisti spesa 2023, l’attivazione dello Spid, il trasferimento fondi, gli altri servizi che si aggiungono alle tradizionali prestazioni offerte dagli uffici, come il pagamento dei bollettini e la corrispondenza”.
Yu Zhou Dal lavoro come interprete alle Poste
L’approfondimento si sofferma poi sulle due operatrici. Yu Zhou, 36 anni, si è laureata nel 2012 alla Cattolica in Scienze linguistiche e letterature straniere finalizzando la sua passione per l’interpretariato. Già da piccola, infatti, faceva da interprete per genitori e amici che parlavano poco l’italiano. È arrivata in Poste Italiane dopo aver lavorato come interprete, sia freelance che in una ditta di import-export. Quindi la decisione, lo scorso marzo, di rispondere al bando di Poste che l’ha portata a Corvetto: “Accogliamo tante persone di origine cinese – spiega – soprattutto piccoli imprenditori. Alcuni non conoscono l’italiano e quando trovano una persona che parla la loro lingua reagiscono con stupore. Ormai si è sparsa la voce, e vengono anche da altri quartieri”.
Cristiana, al fianco degli arabi
Lavora fianco a fianco con Cristiana Shahata, che invece è specializzata nell’accoglienza di clienti di lingua araba. Anche lei è laureata alla Cattolica, in Mediazione Linguistica. È entrata alle Poste a dicembre dell’anno scorso, dopo aver risposto a un annuncio di ricerca di personale con conoscenza della lingua araba. “Parlare arabo permette di creare un rapporto di fiducia con la clientela – spiega al quotidiano – hanno bisogno di aiuto soprattutto le donne, che magari non lavorano e hanno pochi rapporti con italiani. Lo rivolgo sempre l’invito a imparare l’italiano, a integrarsi nella comunità”. E in questo percorso con Poste è stata protagonista anche di qualche episodio curioso: “Un uomo voleva presentarmi il figlio di 27 anni per il matrimonio – dice – ma ho risposto che sono già sposata, e abbiamo due bambine che parlano arabo e italiano”. Alcuni reagiscono male ai suoi tatuaggi, altri le contestano di non portare il velo, ma lei è di religione cristiana copta e quindi non è tenuta ad indossarlo.
Tutto lo sportello è multietnico
Non solo gli operatori, tutto lo sportello di Corvetto è multilingue: anche il totem “gestore attese” e la segnaletica, “nell’ambito – si legge nell’articolo – di un progetto pilota che verrà esteso a partire dai sei uffici multietnici in Lombardia. Oltre a Corvetto via Lomazzo, in zona Chinatown, e via Cappellini, nei pressi della stazione Centrale. Poi Brescia, Pioltello e Sesto San Giovanni”.