Tecnologia, servizi digitali ma anche rapporti umani e conoscenza del territorio. Il lavoro del portalettere è legato a molti aspetti che si fondono insieme e che, in alcune realtà, assumono un peso diverso. È l’esempio del quartiere Porta Palazzo di Torino, uno dei più multietnici della città: la TGR Piemonte ha incontrato il portalettere Simone, seguendolo nella sua giornata di consegne. Un “giro” che incrocia lingue e culture diverse e che permette di intessere, mentre si consegnano lettere, raccomandate e pacchi, relazioni umane ancora più intense.
Punto di riferimento a Torino
Per Simone consegnare le lettere è un po’ come fare il giro del mondo: “Intanto – si spiega nel servizio della TGR – scopre linguaggi e diventa un riferimento per chi abita nella zona”. “Per noi è davvero un riferimento – spiega il sarto Mohammed Amine – è una persona dolcissima, quando lo incontro e lui sta dall’altra parte della strada mi saluta, abbiamo un legame molto stretto”. Il portalettere spiega che i clienti non “chiedono solo della corrispondenza, ma anche di parlare, scambiare due battute o consigli. È qualcosa di gratificante».
Tanto lavoro, superando le difficoltà
Simone è uno dei 350 portalettere che sono entrati in servizio a tempo indeterminato nella provincia di Torino. L’e-commerce in grande ascesa ha moltiplicato le consegne: “Ci sono momenti più complessi – sottolinea il portalettere – legati soprattutto alla mancanza dei nomi sia sui citofoni che sulle cassette postali. Ma consegnare qui è bello: perché lavorando, imparo le lingue”.