I sogni si possono realizzare. E la storia di Pietro, aiutato da Poste Italiane a esaudire i suoi desideri, insegna. A Piacenza è stato l’operatore di sportello Andrea a ricevere una lettera particolare da Pietro, un ragazzino di 13 anni che convive con un disturbo dello spettro autistico. La busta riporta l’indirizzo di una scuola del torinese. Una scuola precisa, intitolata a uno dei simboli della letteratura italiana per bambini: Carlo Collodi, e si trova a Villar Dora, in Valsusa.
Un messaggio importante
Il sogno del bambino? Diventare insegnante. Un desiderio coltivato forse proprio leggendo i classici di Collodi e Gianni Rodari, le sue due passioni. Andrea capisce che quella non è una lettera “normale”. Lo capisce subito, perché vede gli occhi di Pietro brillare quando gliela consegna: forse è la prima spedizione della sua vita e decide di affidare a Poste quel suo messaggio importante, confidando che sarebbe giunta a destinazione. Andrea capisce che non ci si può fermare: serve un gesto altrettanto straordinario, affinché quel sogno prosegua il suo viaggio. Così mette la busta di Pietro all’interno di un’altra busta postale, scrive una lettera di accompagnamento, mette il francobollo e la spedisce, pagando tutto di tasca sua. La scuola riceve la lettera, la dirigente scolastica si commuove e decide di fare il passo successivo: Pietro sarà insegnante di italiano in quella scuola per un giorno.
Una vera passione
La passione per l’insegnamento è nata in Pietro leggendo quei due autori, gli stessi che piacciono alla mamma: “Cerca sempre su internet le scuole intitolate a Rodari e Collodi – racconta il padre Mauro al quotidiano La Stampa – e ha inviato decine di richieste di assunzione. Non da subito, ma per quando sarà grande”. E chiede sempre al padre di accompagnarlo a visitarle, cosa che i due fanno spesso: “Ha inviato decine di lettere ma nessuno ha mai risposto”. Speranze sempre vane. Fino a che Pietro e suo padre non hanno incrociato l’operatore Andrea. Galeotte alcune raccomandate da spedire e la partita della Juventus: “Dovevo spedire due raccomandate: mio figlio è venuto con me, aveva con sé una lettera – racconta il padre – Il 4 gennaio tutta la famiglia verrà a Torino a vedere la Juventus, la squadra del cuore di suo fratello. E forse per questo Pietro ha cercato qualche scuola in zona che portasse i nomi di Collodi o Rodari. Per una magia che nessuno sa spiegare ha scelto Villar Dora”. La lettera stavolta è senza francobollo, dopo le ultime esperienze negative, ma Pietro e suo papà ancora non sanno che quell’incontro con quell’operatore postale piacentino sta per cambiare il corso del destino. Andrea guarda Pietro e si commuove: “Il ragazzo era davvero felice e mi ha chiesto più volte quanto ci avrebbe messo ad arrivare e in quanto tempo avrebbe ricevuto risposta. Vi assicuro che i suoi occhi brillavano quando mi ha timidamente parlato di quanto fosse importante”.
La scuola dice sì
Dunque, Andrea affranca e imbuca la lettera. Il tutto arriva a destinazione nelle mani della maestra Norma, in quella scuola della Valsusa a 200 chilometri da casa del piccolo. “Non ci potevo credere. E non riuscivo a capire perché avesse scritto proprio a noi. Con le altre colleghe abbiamo deciso che dovevamo parlare con quella famiglia, dice la maestra al quotidiano. Dopo lunga ricerca ci riescono. Mauro chiarisce tutto: chi è Pietro, l’amore per Rodari e Collodi, il desiderio di fare il maestro di italiano: “Parlargli è stata un’emozione indescrivibile”. La scuola decide quindi di esaudire il desiderio del piccolo, con l’assenso del dirigente scolastico.
La Juventus? No, l’Inter
Ma la scuola va oltre. Prepara un pacco e ci mette dentro anche un completo dell’Inter. In verità la maestra, sapendo la storia della partita, era riuscita a contattare la Juventus e farselo mandare: è poi la società bianconera a metterli in contatto con l’Inter, che è la squadra per cui Pietro tifa. Così nel pacco, insieme al completo bianconero per il fratello c’è pure quello nerazzurro per lui. Ma soprattutto c’è un’altra cosa, ben più importante: la lettera in cui la scuola gli comunica l’assunzione come maestro di italiano per un giorno. Arriverà a casa di Pietro per Natale: “Non ci aspettavamo tutto questo, siamo commossi”, rivela papà Mauro. “È bello sapere che ci sono persone che amano fare felici gli altri. Hanno capito che Pietro è una persona speciale”. Pietro però scoprirà la sorpresa il giorno stesso in cui il suo desiderio verrà esaudito: “Se lo sapesse in anticipo non riuscirebbe a contenere l’emozione”, dice al quotidiano.
Avverare un sogno
Una cosa è certa: il sogno di Pietro non si sarebbe potuto mai avverare se non ci fosse stato qualcuno in grado di capire che a volte è necessario andare al di là delle procedure burocratiche: “Questa storia – racconta il dipendente di Poste che ha fatto circolare la notizia – è un esempio di attenzione e cura di ogni cliente e di ogni persona che mette piede in un ufficio postale. Il lavoro di un operatore di sportello non è piatto e abitudinario, oltre alla routine ci si dovrebbe occupare delle persone prima ancora dei numeri del gestore file e delle operazioni”. Niente di più vero. In fondo, l’operatore di sportello è il contatto umano che Poste ha con i suoi clienti e la storia di Andrea e di Pietro può essere uno stimolo ad avere un occhio di riguardo verso chi affida a noi qualcosa d’importante. A volte, Poste italiane può dare un fondamentale contributo affinché un sogno possa giungere a destinazione.