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“Ne uccide più la gola che la sciarpa” è il titolo del libro, in uscita il 30 gennaio per Rizzoli, con cui Renato Pozzetto (83 anni) ripercorre la sua storia. “Un’avventura straordinaria, il racconto di una vita che l’è bela!”, tra aneddoti divertenti e commoventi confessioni, dal rapporto privato e artistico con Cochi alla nostalgia per la moglie Brunella Gubler.

La Milano del teatro-canzone

Un pezzo di storia della Milano dei locali off, della galleria d’arte notturna “La Muffola” da cui sono passati Lucio Fontana e Piero Manzoni; del Cab 64 e del Derby dove con Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Bruno Lauzi e tanti altri ha trovato casa tutto quel fermento surreale e giocoso del teatro-canzone che avrebbe fatto scuola. Qualche mese fa, in occasione dei dieci anni della morte di Enzo Jannacci, avvenuta il 29 marzo 2013, Pozzetto scriveva sul Corriere della Sera una lettera per l’amico di una vita: “Quaggiù s’invecchia e la salute è un problema. Tra poco ci rincontreremo, e io sarò felice di stare con te. E tutto sarà come una volta, anzi meglio. Lì c’è tutto e si può fare tutto e bene, proprio come facevi tu…” scriveva l’attore, che senza remore si metteva a nudo, confessando i suoi sentimenti: “Mi manchi tanto. Mi manca sentirti cantare, quando mi facevi ascoltare le tue novità. O quando ci confidavamo speranze, desideri e quelle cose che pensano tutti ma che non si possono dire”.

Il pianoforte e la chitarra

Per poi proseguire, e leggendo la lettera sembra di sentire la sua voce inconfondibile: “Quando io arriverò dove sei tu, se Lui me lo permetterà (io ci spero perché non è che abbia fatto tante cazzate), fatti trovare con il pianoforte e la chitarra. So che lì ci sono strumenti della Madonna. E io vorrei cantare, sai? Qui, con tutto quello che succede, mi mancano voglia e occasioni. Già so che faresti un’altra bella canzone, di quelle che fanno piangere come una fontana, anche perché quaggiù, adesso, manca pure l’acqua e un po’ di umidità farebbe bene”. E concludere così, salutando l’amico: “Ciao Enzo, un abbraccio forte, e un bacino. Ci vediamo presto. Saluti. Renato”.