Sono pochi che possono vantare, al pari di Giorgio La Pira, il merito di aver combattuto per la pace anche servendosi della corrispondenza, sua vera arma non violenta. Le sue lettere testimoniano in gran numero non qualche raro richiamo alla pace ma una vera e propria campagna assidua e impegnativa in favore della pace. Oggi che trombe di guerra risuonano con forte clamore in varie parti del pianeta rischiando pericolosamente un conflitto mondiale, il pensiero e l’esempio di La Pira sono tornati attuali. Perché ragionevoli e centrati: il disarmo è la condizione preliminare per ottenere la pace. La penuria di munizioni mantiene il conflitto in Ucraina a bassa intensità. Senza armi non si combatte.
Vietnam e Guerra Fredda
L’appello al disarmo è una delle voci costanti nel vasto carteggio mantenuto da La Pira per contrastare e ridurre i conflitti del suo tempo. Non solo la guerra in Vietnam, ma i capisaldi stessi della Guerra Fredda che si reggeva sulla deterrenza. Le armi nucleari anzitutto, ma pure le armi convenzionali vanno eliminate e sostituite dal dialogo tra i popoli. La Pira considera la politica lo strumento principe e concreto al servizio della pace anziché della guerra. Una visione che al tempo suo poteva apparire un’utopia quasi ingenua e che oggi si rivela necessaria per la rinascita del mondo, a cominciare dal Mediterraneo considerato un polo strategico per gli equilibri mondiali. Nel Mediterraneo infatti si incontrano e scontrano le domande di giustizia e sviluppo di ben tre continenti: Europa, Asia, Africa. Tanto più che proprio il Mediterraneo è diventato un avamposto perfino del cambiamento climatico che nuoce al futuro dell’uomo alla pari delle bombe nucleari.
La lettera ad Andreotti
È significativo che l’ultima lettera di La Pira a Giulio Andreotti, poco prima di morire, è un invito fulminante a lavorare per il disarmo. Breve come un telegramma per segnalare un’emergenza. “Carissimo Andreotti, ascoltami – si legge nello scritto dell’11 agosto 1977 – è la seconda volta che lo faccio; grazie per la prima volta. Comincio dalla conclusione. Andreotti deve impegnarsi anche lui, a nome dell’Italia, contro la bomba al neutrone. A qualunque costo bisogna smettere di armare il mondo per distruggerlo. Fraternamente. La Pira”. In una riga riassunto il senso di un impegno trentennale per la pace.
La lettera a Pio XII
Ma già nel 1956, dopo la crisi del canale di Suez, La Pira sindaco di Firenze pensa a un incontro internazionale dedicato al Mediterraneo. Ne dà riscontro una lettera a Pio XII del maggio 1958: “Vi dico subito, Beatissimo Padre, quale è la ‘intuizione’ che da qualche tempo fiorisce sempre più chiaramente nella mia anima. Questa: il Mediterraneo è il lago di Tiberiade del nuovo universo delle nazioni: le nazioni che sono nelle rive di questo lago sono nazioni adoratrici del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe; del Dio vero e vivo. Queste nazioni, col lago che esse circondano, costituiscono l’asse religioso e civile attorno a cui deve gravitare questo nuovo Cosmo delle nazioni: da Oriente e da Occidente si viene qui: questo è il Giordano misterioso nel quale il re siro (e tutti i ‘re’ della terra) devono lavarsi per mondarsi della loro lebbra”.
Contro il Vietnam
Negli anni Sessanta La Pira ricorre alla corrispondenza per contrastare la guerra in Vietnam; scrive ai potenti e a Paolo VI. Puntuale a cogliere ogni sintomo di allargamento di basi militari, specialmente di armi nucleari. Il 29 settembre del 1972 scrive al presidente del Consiglio dei Ministri italiano: “Caro Andreotti, dà uno sguardo – merita! – a queste notizie di fonte americana (‘insospettate’): e metti queste notizie in rapporto col ‘fatto’ della Maddalena! Permetti che con fraterna franchezza io dica (e con senso di responsabilità): – quale errore politico e militare! Forse neanche Nixon lo approva; forse neanche Kissinger lo approva (forse tu hai modo di accertarti di questa “disposizione negativa” americana almeno di Kissinger!). Non entro nel merito del problema atomico, cioè dell’unico autentico problema del mondo (1.000.000 di megatoni!): ma è certo questo: che la politica vera, quella efficace, porta il segno della descalation e non quella della crescita del terrore (una bomba di 5 megatoni – e ve ne sono tante in Europa e nel Mediterraneo – che scoppiasse solo per errore, potrebbe distruggere – polverizzare – non solo la Sardegna, ma tanta parte delle coste italiane ed africane del Mediterraneo, la bomba di Hiroshima era di 0,015 megatoni). Ma mi fermo qui: non potevo non scriverti questa lettera”. “Bisogna smettere di armare il mondo” è il titolo di un libro recente che raccoglie il carteggio di 27 anni di La Pira con Andreotti. Un grido impegnativo per la pace, completato da un altrettanto celebre invito di La Pira: “Abbattere muri, costruire ponti”.