Il mondo del giornalismo piange la morte di Carlo Di Cicco, scomparso a 79 anni dopo una breve malattia. Un cordoglio al quale noi del sito Tg Poste e del magazine Postenews partecipiamo in modo particolarmente sentito, poiché Di Cicco era nostro collaboratore assiduo e una delle firme più apprezzate.
Su queste pagine e su quelle del magazine, Di Cicco ha firmato la rubrica “Lettere nella Storia”. Con un tratto colto, ma mai elitario, il giornalista ha tratteggiato negli anni il forte legame tra le missive di personaggi celebri e l’introspezione, l’indagine dell’anima e dello spirito, nonché l’esistenza di una testimonianza essenziale – quella della lettera – per descrivere e capire i destini dell’uomo. Dai carteggi letterari a quelli evangelici, dall’analisi morale delle parole dei Pontefici ai grandi dubbi della Fede: le parole passate sotto la lente acuta di Carlo Di Cicco erano un modo originale e unico di esaltare l’elemento fondante della missione universale della nostra azienda, ossia la corrispondenza.
Quest’analisi Di Cicco l’ha potuta portare avanti grazie alla sua grande sensibilità e alla sua lunga esperienza giornalistica, trascorsa da cronista “sociale” all’agenzia di stampa Asca (oggi Askanews) e da cronista vaticano. Nell’ultima fase della sua vita professionale, Di Cicco ha rivestito il ruolo di vicedirettore de L’Osservatore Romano, che contribuì a guidare negli anni del pontificato di Papa Ratzinger. Fu lo stesso pontefice tedesco a chiamarlo perché colpito dal suo libro: “Ratzinger. Benedetto XVI e le conseguenze dell’amore” del maggio 2006, (per le Edizioni Memori) nel quale – controcorrente – descriveva un pontefice dai tratti e dagli indirizzi completamente differenti da quelli presentati dalla stampa in quegli anni.
Nato in un paesino nei pressi di Cassino, si trasferì giovanissimo a Roma scegliendo di vivere in una borgata, un luogo che sviluppò ancor di più la sua sensibilità verso i più deboli, che era alla base del suo giornalismo. Ad Asca creò infatti una redazione “sociale” e per la prima volta in Italia introdusse la figura del redattore sociale, che garantiva un flusso quotidiano e continuo di notizie su fatti e politiche che riguardassero le realtà marginali della società, il volontariato e il terzo settore. Con lui se ne va una voce importante del giornalismo italiano, come testimoniano i tanti messaggi di cordoglio e le parole toccanti e sempre piene di stima e gratitudine dei suoi colleghi, noi compresi.