Da Carloforte a Calasetta. Dall’Isola di San Pietro a quella di Sant’Antioco, per Poste Italiane. È la storia di Vittoriana Obino, 44 anni, operatrice di sportello presso la sede di viale Regina Margherita a Câdesédda, come viene chiamato il paese situato sulla punta settentrionale dell’isola di Sant’Antioco in Tabarchino, il dialetto ligure parlato da circa 10.000 persone tra Carloforte, centro dell’isola di San Pietro, e Calasetta appunto. E proprio il Tabarchino, che accomuna i due centri sulcitani separati solo dal mare, è uno degli strumenti più utili a disposizione di Vittoriana, nella quotidianità del suo lavoro e nel rapporto con i clienti.
Punto di riferimento
“A Calasetta – esordisce l’operatrice di sportello – ormai mi conoscono tutti: sono l’Uisea, l’Isolana. Qui, oramai, soprattutto le persone avanti con gli anni parlano il dialetto e, tra loro, alcuni amano arrivare allo sportello per scambiare qualche chiacchiera, nel corso delle operazioni, nella nostra lingua. Chiedono notizie di amici e parenti lasciati sull’Isola, U paise come lo chiamiamo noi, davanti agli occhi divertiti e incuriositi della mia collega direttrice che sta iniziando ad assimilare l’idioma e a sperimentare le prime frasi in dialetto: mi sta dando grandi soddisfazioni! Io, essendo cresciuta a Carloforte, il Tabarchino lo parlo da sempre, da quando sono nata, e continuo a utilizzarlo correntemente con i miei figli. È la nostra lingua”.
Un valore aggiunto
“Nella mia quotidianità e nel rapporto con la clientela – aggiunge Vittoriana – conoscere il dialetto mi è di grande aiuto, specialmente con le persone anziane. È un valore aggiunto, che contribuisce ad accrescere il rapporto di fiducia nei nostri confronti e nei confronti dell’Azienda. Rappresenta, in alcuni casi, la chiave per la risoluzione dei problemi e per l’instaurazione di un ottimo rapporto ‘operatore/cliente’. Ricordo con piacere, a questo proposito – racconta la dipendente di Poste Italiane – un episodio accaduto poco dopo il mio arrivo nell’ufficio di Calasetta. Una signora arriva allo sportello disperata con in mano un bollettino da pagare e la lettera del suo attuale gestore del servizio elettrico che la avvisava del fatto che, di lì a poco, avrebbe dovuto scegliere il nuovo gestore, pena la scelta ‘d’ufficio’. Io, dopo aver effettuato il pagamento del bollettino, spiego tutto alla signora in italiano, ma lei non riusciva a capire: tutto questo ‘italiano’ la stava mettendo in seria difficoltà. A quel punto ho deciso di usare la mia ‘arma’ segreta: la nostra lingua comune. Solo a sentirmi parlare in dialetto la signora si è aperta con un immenso sorriso. Le rispiego tutto in tabarchino e alla fine mi dice: ‘Aua sci che ho accapiu’ (ora si che ho capito tutto) e salutandomi con un ‘Grassie de tuttu bella…Se vedemmu…in bosciu grossu’ è uscita dall’ufficio molto tranquillamente e io sono stata contenta di aver aiutato una nostra cliente alle prese con un piccolo problema”.
Vicini alle piccole realtà
Poste Italiane, da sempre vicina ai territori e alle piccole realtà, anche nel Sulcis e in Sardegna, grazie alla capillarità della propria rete, contribuisce all’inclusione sociale, al benessere dei cittadini e allo sviluppo socioeconomico anche attraverso la valorizzazione delle tradizioni e delle singole peculiarità locali, nonché dei dialetti e delle lingue minoritarie, quali utili strumenti di prossimità nel rapporto con il cliente.