Il Catalano di Alghero, anche allo sportello dell’ufficio postale. Succede nella sede di via Carducci (Alghero Centro) dove lavorano Tiziana Manunta, Nicoletta Scano e Loredana Zilaghe, dipendenti di Poste Italiane accomunate dalla conoscenza di questa lingua, strumento di grande utilità nella quotidianità del loro lavoro e nel rapporto con i clienti, specialmente quelli più anziani. “Mi sono innamorata del Catalano grazie ai racconti di mia nonna – racconta Tiziana, 53 anni, in Poste Italiane dal 2008, applicata nel ruolo di “collaboratore ufficio postale” – che andavano a ritroso nel tempo e avevano come protagonista spesso mio bisnonno, vissuto a fine ‘800. Storie che a me, da bambina, affascinavano particolarmente. Lo utilizzo spesso a lavoro perché offre il grande vantaggio di facilitare il dialogo con i clienti che volentieri si “aprono”, sentendosi quasi a casa e in famiglia. Accade soprattutto con le persone anziane, che hanno voglia di “raccontarsi” con qualcuno che capisce la loro lingua: per me è come tornare indietro nel tempo, come se sentissi mia nonna parlare. Ricordo con piacere un episodio in cui, rivolgendomi a una persona anziana in italiano, quasi fossi straniera, questa mi chiese “De que gent ses? (a quale famiglia appartieni?). Pronunciai in Catalano il soprannome dei nonni e si aprì subito un mondo di ricordi comuni.”
Un rapporto di fiducia
“Il Catalano di Alghero è la mia lingua madre al pari dell’Italiano – ammette Nicoletta, 49 anni, dal 2008 operatrice di sportello nella sede di via Carducci – in quanto provengo da una famiglia in cui lo si parla correntemente. Conoscere la nostra lingua significa potersi rapportare in modo diretto con gran parte dell’utenza, ma anche instaurare immediatamente un rapporto di fiducia che diventa persino familiare nel momento in cui alcuni, proprio sulla base dell’identità linguistica, mi chiedono informazioni anche di carattere personale, ad esempio sulla mia famiglia di provenienza. Una cliente ha finito per commuoversi quando, dopo avermi detto il suo nome, le ho riferito che una mia zia si chiamava nello stesso preciso modo: parlando in Catalano abbiamo scoperto di essere persino parenti alla lontana, e ha colto l’occasione per raccontarmi, con un po’ di malinconia, il suo allontanamento da Alghero in giovane età ma, al contempo, la voglia di rimanere legata alle sue origini”.
Contatto con gli anziani di Alghero
“Ho appreso il Catalano dai miei genitori – spiega Loredana, 53 anni, in Azienda dal 2006, operatrice di front end – che lo parlano abitualmente in casa con me e i miei fratelli: mio padre, inoltre, ha sempre scritto poesie e canzoni nella nostra lingua, partecipando più volte al Festival della canzone Algherese. Nel mio lavoro il Catalano di Alghero è utile soprattutto con gli anziani che, trovando una persona che capisce la loro lingua, si esprimono meglio e non hanno timore di chiedere informazioni e spiegazioni, in merito a prodotti e servizi. A volte anche i colleghi che non capiscono il Catalano ci chiedono supporto nell’interazione con il cliente e sia io che le colleghe Tiziana e Nicoletta interveniamo con traduzioni simultanee! Tra i tanti ricordi legati alla lingua, difficilmente scorderò un anziano cliente, un vecchio pescatore, che aveva l’abitudine, nel giorno del ritiro della pensione, di portarci un occhio di Santa Lucia, simbolo di saggezza e conoscenza nella nostra cultura: lo accompagna sempre con una bella storia di buon auspicio, ovviamente in Catalano.”