Sino Bardelli ha una barba ottocentesca, con due baffoni bianchi che disegnano un manubrio, e il giorno che ha compiuto cento anni si è seduto al tavolo del direttore nell’ufficio delle Poste di Pisa Centro, perché volevano abbracciarlo così, come se fosse uno di loro. In fondo lo era. Anche se non ci ha mai lavorato alle Poste. Lui era un cliente, ma li ha conosciuti tutti quelli che ci hanno lavorato qui, ha conosciuto la Roberta, che era incinta, e le portava dei panini caldi con la mortadella, ha conosciuto l’Enrica e poi gli altri che stavano allo sportello, e c’era uno che lo chiamava Aristotele e quello che gli chiedeva di raccontare la storia del suo amico Jacques, perché li ricorda ancora tutti, nel fluire inarrestabile del tempo, questo tempo che sfugge e poi ci riprende.
L’abbraccio della comunità
Ma quel giorno, il giorno del suo compleanno, l’ufficio delle Poste di Pisa Centro si è fermato assieme a lui, per onorare la sua festa e il senso di appartenenza di una comunità. La storia siamo noi. Gli hanno fatto fare il direttore, l’hanno fatto sedere al tavolo grande, hanno lavorato con lui e sono rimasti ad ascoltare. C’era la direttrice Simona Liut, c’era il direttore della filiale, Fabrizio Gaudio, c’era anche l’Enrica. Sino ha sempre avuto un mucchio di cose da raccontare. Legge Aristotele e Socrate, ama Dante e recita a memoria brani delle Divina Commedia. Gli anni non contano. Ha visti il tempo passare e scrive ancora le lettere. Perché la storia siamo noi che scriviamo le lettere, come cantava De Gregori, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
Il rapporto con la gente
Le Poste, nei suoi anni di vita, hanno conservato tutto questo, il rapporto con la gente, la memoria di un luogo e della sua vita, e di tutti coloro che l’hanno riempita. Il senso di appartenenza. Dura un tempo che non conosciamo, se non quello che abbiamo lasciato alle spalle, dietro di noi, e a voltare gli occhi è un grande fiume che viene avanti. I centenari sono un po’ l’emblema di questo tempo che scorre. In Sardegna, a Silanus, in provincia di Nuoro, hanno festeggiato un’altra storica cliente delle Poste, Pietrina Niola, «nonna Pietrina», come la chiamano tutti, che ha compiuto addirittura 104 anni. Mamma di nove figli, nonna di dieci nipoti e bisnonna di dodici pronipoti. Ha seguito la famiglia e ha sempre lavorato i campi tutta la vita. A ritirare la pensione andava da sola, fino a poco tempo fa. Adesso si muove meno e per consegnarle la targa con gli auguri, il direttore provinciale di Nuoro, Andrea Madeddu, il responsabile delle Risorse Umane Francesco Maria Santisi e la direttrice dell’ufficio postale di Silanus, Giovanna Antonia Cocco, sono andati a casa sua. Foto di rito e torta con le candeline. Il futuro e il passato, la tecnologia e la memoria. È la scelta che hanno fatto le Poste, di tenere tutti i insieme i suoi 162 anni di vita.
Una festa in grande
Anche ad Acquaformosa, provincia di Cosenza, la signora Maria Foscaldi ha ricevuto una pergamena celebrativa per i suoi cento anni dall’ufficio postale del piccolo centro calabrese. «Alla nostra cliente Maria Foscaldi», recita la scritta. Nella foto è seduta al tavolo con la torta e lo spumante. Accanto a lei, il direttore della Filiale di Castrovillari, Costantino Branchi, e quello dell’ufficio di Acquaformosa, Carmelo Sirimarco. A Reggio Calabria c’è Concetta De Luca. Amava cantare da giovane, nome d’arte Titina. Ha smesso quando si è sposata. Ma per la festa dei cento anni alle Poste le hanno chiesto di cantare di nuovo. Pure Guglielmo Veccia è un cliente che le Poste non hanno dimenticato. Cupra Marittima, Ascoli Piceno. Anni 101. In via Buonarroti hanno fatto le cose in grande, i palloncini gialli e blu, lo spumante per brindare e una torta fatta fare apposta per lui con i colori delle Poste. Con la pergamena stretta nelle mani ha posato con il direttore di filiale Alessandro Di Loreno e la direttrice dell’ufficio Virginia Ulisse. Faceva il pescatore di vongole Guglielmo. Vive da solo e da solo viene tutti i mesi a ritirare la pensione. Gli sportellisti raccontano che lo vedono passare ogni giorno che dio comanda alle due e mezzo con le buste della spesa. Vive nella sua casa senza i figli, perché ci tiene a precisare che è ancora in grado di badare a se stesso. E soprattutto di farsi il ragù come dice lui.