Postenews, il giornale del Gruppo Poste Italiane, ha trovato e intervistato ex dipendenti di Poste che hanno superato i 100 anni di età. Per l’Azienda questi ex dipendenti sono una miniera di valori e di tradizioni da tramandare: per questo Postenews ha deciso di chiedere loro un ricordo particolare, delle immagini di un tempo e di oggi. Parole straordinarie che sono una cronaca valoriale per l’Azienda, testimoniando che – ora come allora – l’esperienza in Poste Italiane cammina parallela alla propria esistenza, segnandola in modo indelebile e riempiendo il tempo di ricordi meravigliosi.
La guerra raccontata dai Centenari di Poste
Rosalia Mancuso, per tutti da sempre Rosetta, nata il 10 aprile 1923 a Castelvetrano, è entrata in Poste giovanissima: “Non avevo compiuto nemmeno 18 anni quando ho iniziato. Allora non si entrava per concorso, fui chiamata direttamente dalla direttrice dell’ufficio postale di Castelvetrano succursale 1. È stato il primo passo di un percorso durato circa 40 anni”. Ma durante la guerra Rosetta si concede una pausa di un paio di anni: “Troppa confusione – ricorda – Appena terminato il conflitto feci richiesta per essere riassunta. Fui chiamata nella succursale di Alcamo 1, a una cinquantina di chilometri da Castelvetrano, e da lì ripresi il cammino interrotto. Vivevo in una pensione dal lunedì a venerdì e il sabato e la domenica tornavo a Castelvetrano. Rimasi ad Alcamo finché si liberò un posto all’ufficio centrale del mio paese e così ritornai. Mi ricordo che non era stato nemmeno costruito il palazzo nuovo delle Poste”.
Il nonno di Mattarella
Proprio di questo luogo, Concetta conserva un ricordo prezioso: “Ero lì il giorno in cui il nonno del Presidente Mattarella venne a posare la prima pietra”. Dopo qualche anno, si sposa: “Passai nuovamente alla succursale 1 di Castelvetrano. Ho lavorato con il direttore Giordano –racconta – e poi con il direttore Sant’Angelo prima di andare in pensione nel 1983 quando avevo 60 anni. Ho salutato offrendo un pranzetto ai colleghi dell’ufficio e al direttore”. In Poste Rosetta si è occupata di tutto: “Pagavo le pensioni, mi occupavo dei risparmi. Le mie dita hanno contato una montagna di soldi durante il servizio”, spiega divertita.
L’affetto della comunità
La storia di Rosetta è un esempio di emancipazione femminile: “Ho sempre voluto lavorare per avere una mia indipendenza mentale ed economica. Ero dedita al mio lavoro e decisa e se necessario tenevo anche testa al direttore. Non ho avuto figli ma avevo un marito che era contentissimo della mia scelta e l’ha sempre appoggiata”, dice orgogliosa. Poi, l’affetto per la comunità postale: “Ho sempre lavorato con amore. Ero affezionata ai miei colleghi, ai direttori. Anche dopo pensionata andavo a trovarli in ufficio postale e all’occorrenza davo anche una mano, perché quel lavoro mi piaceva tantissimo”.
Postali per tutta la vita
Un legame ancora oggi fortissimo con l’Azienda che ha segnato tutta la sua vita: “Sono rimasta veramente attaccata alle Poste, si resta postali tutta la vita. Ancora oggi mi sento con il direttore di allora, Matteo Santangelo. Oggi le Poste sono cambiate, sono più moderne, automatizzate. Ai miei tempi i pensionati si mettevano in coda alle 6 del mattino per venire a ritirare la pensione… Ci si conosceva tutti, si dialogava. Forse all’epoca c’era più rapporto umano”.