Il successo della campagna pubblicitaria di Poste Italiane: nello spot la memoria condivisa del Paese

Le diligenze, l’araldica postale e filatelica, Meucci, il libretto di risparmio, il berretto dei portalettere, le cartoline, il francobollo con Zoff che alza la Coppa del Mondo: la nuova campagna pubblicitaria di Poste Italiane delle Poste è “l’immaginario nazionale che si fa madeleine proustiana” o quello un filosofo francese, Gaston Bachelard, definisce “metafisica dell’indimenticabile”. È quanto si legge nell’analisi di Fulvio Abbate su Huffington Post, che definisce il successo immediato dello spot “simmetrico alla fortuna ottenuta, altrove, dal film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani”.

Lo spot di Poste

Ecco un passaggio del racconto dello spot descritto dall’articolo: “Un solaio, lo sguardo del bambino che ritrova un telegrafo, le prime diligenze cui affidare l’incarico delle consegne della corrispondenza, dei plichi, dei ‘colli’, l’araldica postale, l’araldica filatelica, l’omaggio doveroso ad Antonio Meucci, quasi a restituirgli l’onore della primogenitura del telefono, il libretto di risparmio, l’idea del risparmio, la banconota da 1 lira con la spiga, l’alloro e il fascio littorio a certificare la zecca, il poligrafico nazionali, il berretto grigio di panni che nei decenni ha incarnato l’idea stessa del ‘postino’, del ‘portalettere’ insieme al fregio di latta delle poste e telegrafi: alloro cornetta e fulmini dell’Olimpo non meno postale, dunque l’emozione dell’attesa della parola scritta, dei biglietti d’auguri, dell’esistenza stessa della presenza nel mondo delle festività e delle persone care lontane, le ‘cartoline postali’, la calligrafia sulle buste, la storia che si mostra nel mutamento appunto della grafia, le buche delle lettere”. Nello spot di Poste ci sono, prosegue Abbate, “i giorni dei nostri antenati, il tesoretto degli affetti famigliari, lo sguardo ancora del bambino che scopre il ‘sanscrito’ dei ‘Buoni fruttiferi postali’, l’Italia nel giorno della sua ricostruzione”. E poi, ancora, “la voce di Nunzio Filogamo, antenato d’ogni presentatore radio-televisivo, che pronuncia a voce il suo biglietto da visita, di più, il suo ‘vaglia’ benaugurale e benaugurante: ‘Carissimi amici vicini e lontani buonasera…’”.

Fino ai giorni nostri

E si continua con il passaggio dal bianco e nero al colore, dal treno postale al passaggio all’Euro, dalle Olimpiadi del 1960 a Roma al Mundial del 1982, fino alle carte di credito. “In filigrana – conclude l’articolo – anche la memoria della leggendaria ‘Tessera postale’ che, vista oggi come oggetto di collezionismo cartaceo, tra i calendari profumati dei barbieri e le figurine dei calciatori dei trascorsi campionati, restituisce ciò che il poeta civile chiama ‘l’epopea degli umili’, l’ombra lontana dei nonni che, libretto nella tasca del cappotto antracite, si avviavano verso lo sportello più vicino a casa, sembra di vederli ancora adesso di spalle nell’Italia del primo mattino della memoria condivisa”.