Con l’arrivo dell’estate e la prospettiva di una nuova crescita dei flussi turistici, torna all’attenzione il tema dell’overtourism. Negli ultimi mesi, diverse destinazioni turistiche europee hanno sperimentato tensioni tra residenti e visitatori, segnale di un equilibrio sempre più fragile tra vivibilità dei territori e sostenibilità delle destinazioni. Secondo i dati ISTAT e Bankitalia, nel 2024 l’Italia ha registrato 129,3 milioni di arrivi turistici e 458,4 milioni di presenze, di cui il 55% (oltre 250 milioni) straniere, per una spesa complessiva di 33,9 miliardi di euro. In Giappone, la Japan National Tourism Organization stima 36,9 milioni di turisti stranieri nel 2024, con una spesa record di oltre 8.100 miliardi di yen (circa 53 miliardi di dollari).
Il turismo rurale
Un’indagine condotta all’Università degli studi di Bergamo, su un campione rappresentativo di italiani, evidenzia che quasi la metà (49,8%) ha vissuto nel 2024 un’esperienza condizionata dal sovraffollamento, con un disagio medio di 6 su 10, percentuale che sale al 54% nella fascia 35-44 anni. Il disagio è maggiore nel Nord Ovest (53,3% di giudizi tra 7 e 10) e Nord Est (49,5%), più contenuto al Sud (45%). Parallelamente, emergono orientamenti chiari sul futuro: sei italiani su dieci vedono nello sviluppo del turismo rurale un mezzo efficace per redistribuire i flussi e alleggerire le destinazioni più congestionate, mentre il 43% si dichiara disposto a pagare di più per esperienze turistiche sostenibili e meno affollate. Il 74% degli Italiani sostiene il potenziamento dei collegamenti verso le aree interne e il 67% individua nel turismo enogastronomico un’opportunità per valorizzare le filiere produttive locali.