150 anni di risparmio postale: una storia a servizio del Paese
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150 anni di risparmio postale: una storia a servizio del Paese

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Nel 1875: il Libretto postale diventa lo strumento con cui milioni di italiani iniziano a depositare i risparmi in prodotti sicuri, accessibili e garantiti dallo Stato

Il risparmio postale compie 150 anni, un secolo e mezzo in cui le risorse raccolte hanno permesso di realizzare opere infrastrutturali strategiche, finanziare gli Enti locali e contribuire a rendere l’Italia un Paese economicamente e socialmente avanzato. La ricorrenza è stata celebrata oggi a Roma da Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane che, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno festeggiato i 150 anni dal lancio dei Libretti postali e i 100 anni dall’istituzione dei Buoni fruttiferi postali.

150 anni di collaborazione

La storia del Risparmio Postale inizia, ufficialmente, nel 1875 e ha due protagonisti: Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane. Il libretto postale diventa lo strumento con cui milioni di italiani iniziano a depositare i propri risparmi in modo sicuro, accessibile e con la garanzia dello Stato. Le Poste diventano l’alternativa alle banche, soprattutto per i piccoli risparmiatori. I libretti si possono aprire in poco più di 600 uffici postali, collocati principalmente in Comuni privi di qualunque cassa di risparmio. Il numero di uffici abilitati cresce rapidamente. Il risparmio viaggia, allora come oggi, lungo la rete capillare degli uffici postali, attualmente 12.755. Un contributo alla diffusione dei libretti di risparmio postale viene anche dalle scuole. Gli allievi possono affidare i risparmi familiari che vengono annotati su una sorta di libretto di risparmio collettivo. Quando le somme versate da un allievo raggiungono l’importo minimo di una lira, viene aperto il vero e proprio libretto di risparmio. Con le stesse modalità si favorisce il risparmio anche in stabilimenti industriali e militari, opifici, manifatture e società di mutuo soccorso. I libretti postali varcano anche i confini nazionali: possono essere sottoscritti sulle navi e anche dagli italiani residenti all’estero. Nel 1900 sui libretti di risparmio postale vengono versati oltre 680 milioni di lire. Cinque anni dopo, nel 1905, i versamenti effettuati nell’anno superano il miliardo di lire. Anche il numero degli uffici postali abilitati continua ad aumentare.

Nascono i Buoni Fruttiferi Postali

Cinquant’anni dopo il debutto dei libretti postali nascono i buoni fruttiferi postali. Istituiti nel 1924 e distribuiti dai primi mesi del 1925, questi nuovi strumenti di risparmio sono accolti con grande favore perché convenienti e rimborsabili in ogni momento. Le somme investite sono vincolate e offrono un tasso di interesse che cresce nel tempo, lasciando comunque ai risparmiatori la possibilità di disinvestire.  Un successo certificato dai numeri: nel primo anno, infatti, gli italiani sottoscrivono circa 700 mila buoni fruttiferi postali. Nell’esercizio 1925-1926 vengono versati su libretti e buoni quasi 4 milioni di lire: l’ammontare complessivo del risparmio postale arriva a 10,4 miliardi di lire. Fra le due guerre i depositi dei risparmiatori superano di gran lunga i prelievi: si calcola che in un ventennio aumentarono del 243% fino a raggiungere il 18% del prodotto interno lordo dell’Italia nel 1942. Il successo prosegue anche nella storia più recente, come confermato dal fatto che negli anni Novanta l’ammontare del Risparmio Postale è pari al 17% del Pil del Paese. La popolarità continua ancora oggi: il Risparmio Postale conta circa 27 milioni di sottoscrittori e ha raggiunto uno stock complessivo di circa 320 miliardi di euro. Oltre a essere cartacei, i libretti di risparmio e i buoni fruttiferi postali oggi sono anche dematerializzati e possono essere acquistati e rimborsati anche online, attraverso il sito di Poste Italiane e l’app P. Sui buoni fruttiferi postali la tassazione applicata sugli interessi è agevolata ed è pari al 12,50%. I buoni, inoltre, sono esenti dall’imposta di successione.

Il “patto sociale” del risparmio postale

Il Risparmio Postale rappresenta il punto di connessione più profondo tra Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti. Da un secolo e mezzo, grazie al Risparmio Postale, milioni di italiani hanno potuto portare a termine i propri progetti di vita e dei loro familiari; consentendo allo stesso tempo, a Cassa Depositi e Prestiti, di utilizzare il denaro raccolto per promuovere la crescita del Paese: con impieghi finalizzati a finanziare i Comuni per la costruzione di strade, edifici scolastici e opere legate ai sistemi idrici e fognari, reti elettriche, ferrovie e ospedali. Grazie anche alla raccolta del Risparmio Postale, Cassa Depositi e Prestiti ha potuto finanziare la bonifica delle campagne intorno a Grosseto (1888); la ricostruzione di Messina e Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908; la costruzione della Ferrovia Maremmana (1908); la realizzazione dell’Acquedotto pugliese (1911); l’ampliamento della rete telefonica, ferroviaria e la costruzione di autostrade.

Tra le due Guerre

Dopo la Prima Guerra Mondiale le risorse raccolte con il Risparmio Postale hanno finanziato la ricostruzione delle infrastrutture e il rilancio delle economie locali. Durante il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, hanno sostenuto l’equilibrio del sistema economico. Nel dopoguerra, invece, i fondi raccolti hanno alimentato la ricostruzione e il miracolo economico, con attenzione particolare al riequilibrio tra Nord e Sud, al rilancio dell’industria meccanica, alla realizzazione di infrastrutture strategiche per il Paese e a progetti di edilizia popolare come Villa Gordiani a Roma (1952). Il risparmio postale finanzia anche la ricostruzione dei luoghi della cultura aperti a tutti come, negli anni Sessanta, il Palazzo delle Esposizioni a Roma e la Libera Università degli Studi di Urbino.

Contributo alla ricostruzione

Il Risparmio Postale fornisce un prezioso contributo alla ricostruzione dopo le grandi emergenze, come ad esempio il disastro del Vajont del 1963, l’alluvione di Firenze del 1966 e il terremoto del Belice nel 1968. Contribuisce anche a realizzare i sogni degli italiani nell’Italia del boom. Con i soldi messi da parte più gli interessi maturati c’è chi potrà versare un anticipo per acquistare un’automobile o una casa, avviare un’impresa; frequentare un corso di dattilografia o stenografia. Resta impressa una scena del film “Bellissima” (1951), diretto da Luchino Visconti, in cui Anna Magnani apre il cassetto del comò ed estrae il libretto di risparmio postale in cui ci sono le somme che le serviranno per pagare lezioni di ballo, canto e danza per la figlia che così potrà avere un futuro migliore.

Nuove tecnologie

Negli anni Settanta e Ottanta, mentre Cassa Depositi e Prestiti rafforza la propria vocazione infrastrutturale con ingenti investimenti pubblici, i libretti di risparmio, i buoni fruttiferi postali e i conti correnti acquistano un’importanza crescente anche grazie alle nuove tecnologie applicate negli uffici di Poste Italiane, che permettono agli operatori di sportello di effettuare alcune operazioni in tempo reale. Negli anni Novanta il loro ruolo è ancora più cruciale per garantire la stabilità finanziaria del Paese, soprattutto dopo la firma del Trattato di Maastricht.

Qui sopra, il documentario sulla storia del risparmio postale