Roma, 20 mar – Denunciare la corruzione? Per un terzo degli italiani è inutile. E’ quanto emerge dal report dell’Istat sul “Senso civico: atteggiamenti e comportamenti dei cittadini nella vita quotidiana”.

Osservando percezione e atteggiamenti nei confronti della corruzione e della possibilità della denuncia, il rapporto dei cittadini con questo fenomeno si mostra più articolato e complesso di quanto emerge dai giudizi di gravità.
Un quarto delle persone di 14 anni e più considera la corruzione un fatto naturale e inevitabile (il 25,8% si dichiara molto o abbastanza d’accordo con tale affermazione); sei persone su dieci ritengono pericoloso denunciare fatti di corruzione e oltre un terzo (36,1%) lo ritiene inutile.

La percezione dell’inevitabilità della corruzione è di poco più elevata al Sud (27,9%) mentre nei confronti della denuncia i residenti del Nord ritengono in misura maggiore che sia pericolosa (66,7% degli abitanti del Nord-ovest e 64,7% di quelli del Nord-est) o inutile (37,2% e 38,6%).

Gli abitanti dei piccoli centri considerano più grave la corruzione di un dipendente pubblico (75% circa nei comuni fino 10mila abitanti) e il voto di scambio (79% circa) in confronto a chi vive in un’area metropolitana. Al tempo stesso, chi vive nei piccolissimi centri fino a 2mila abitanti e nella periferia dell’area metropolitana appare più pessimista e rassegnato: più del 26% giudica la corruzione naturale e inevitabile, oltre il 63% ritiene che denunciare sia pericoloso e più del 39% che sia inutile, rispetto a chi vive nel centro delle aree metropolitane dove si riscontrano valori inferiori alla media nazionale.

I giovani esprimono un atteggiamento leggermente meno negativo di adulti e anziani nei confronti della utilità della denuncia. Per alcuni comportamenti, il livello di istruzione fa la differenza nella percezione di gravità e nell’atteggiamento di conseguente condanna. Gli scarti maggiori a favore dei più istruiti si osservano rispetto ai giudizi di massima gravità attribuiti ai comportamenti corruttivi e al voto di scambio (con scarti a favore dei più istruiti di 6-8 punti percentuali). Tra i più giovani, la disponibilità di maggiori risorse culturali favorisce gli atteggiamenti di condanna.