Sede dell'Istat a Roma

Roma, 28 mar – Italia al dodicesimo posto in Europa per gli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale (Ppi). E’ quanto emerge dai dati dell’Istat. Per prodotti della proprietà intellettuale si intendono il capitale immateriale impiegato nel sistema economico: spese in R&S, software, il valore dei marchi, il capitale organizzativo e manageriale, le spese in formazione, la pubblicità.

Secondo il Rapporto Conoscenza 2018 dell’Istat, in Italia gli investimenti della proprietà intellettuale (PPI) in percentuale sul totale degli investimenti fissi lordi nel 2016 è pari al 16,6%, in crescita di 5,2 punti percentuali rispetto al 2007, ma al di sotto della media Ue (20,3%) di 3,7 punti, al 12° posto nella graduatoria. Il Paese con la quota di PPI sugli investimenti totali più alta in Europa è l’Irlanda (da ascriversi al settore farmaceutico) con il 56,4% (+43,8pp vs 2007) seguita da Danimarca (26,8%), Svezia (26,4%), Francia (24,2%), Paesi Bassi (23,9%). Le ultime tre posizioni sono occupate da Lettonia (7,8%), Polonia (7,8%), Slovacchia (7%). Anche la Germania (18,9%) si colloca al di sotto della media Eu.

In Italia il volume degli investimenti immateriali è cresciuto nonostante la crisi. Ciò a causa della contestuale flessione degli investimenti in beni materiali: il rapporto tra investimenti in PPI e quelli in materiali e impianti, valutati a prezzi costanti, è passato dal 34% del 2007 al 48% del 2016.

In percentuale sul PIL, la media Ue degli investimenti in PPI è del 4,0% (+0,7pp vs 2007), l’Italia è a quota 2,8% (+0,3pp vs 2007), rispetto alla media Ue – 1,2 pp. L’Irlanda è al 17,9%, Svezia 6,4%, Danimarca 5,5%, Francia 5,3%, P.Bassi 4,8%.

Analizzando gli investimenti fissi lordi per tipo di investimento e branca proprietaria risulta che l’intensità di investimento in prodotti della proprietà intellettuale è maggiore nel settore dell’istruzione (66%), nei comparti dell’informazione e della comunicazione (55%) e delle attività professionali, scientifiche e tecniche (il 54%). Nel settore manifatturiero rappresentano un quarto degli investimenti. Costruzioni, servizi di alloggio e ristorazione e trasporti risultano i comparti a minore tasso di investimenti in PPI.

A livello mondiale gli investimenti nei beni immateriali (PPI, prodotti di proprietà intellettuale) crescono dinamicamente più degli investimenti in tangible assets. Nelle ultime due decadi il volume degli intangible assets negli USA è cresciuto del 130% e dell’87% nell’Europa dei 28 (fonte: Investment in the EU Member States, Rapporto Institutional Paper 062 / ottobre 2017).

Le domande di brevetto arrivate all’Epo (European Patent Office, Ufficio Brevetti Europeo) nel 2017 sono state circa 166.000 (165.590) pari a un incremento di quasi il 4% (+3,9%).

Circa la metà delle domande (47%) sono arrivate dai 38 Paesi membri EPO, seguiti da USA, Giappone Cina e Repubblica di Korea. Si sono osservate crescite significative nelle richieste provenienti da Germania, P.Bassi, UK e Italia. Tra i Paesi europei a basso volume di richieste si è riscontrata la crescita più alta (Danimarca, Austria, Spagna e Svezia). I dati delle domande di brevetti per Paese d’origine fanno registrare il seguente andamento: USA 26%, Germania 15%, Giappone 13%, Francia 6%, Cina 5%, Svizzera 4%, Paesi B. 4%, Corea 4%, Uk 3%, Italia 3%, altri Paesi membri EPO (Ufficio Brevetti Europeo) 12%, Altri 5%.

Le domande di brevetti per milione di abitanti nel 2017 sono le seguenti: Svizzera 884, Paesi Bassi 412, Danimarca 377, Svezia 374, Finlandia 329, Germania 316, Austria 253, Belgio 188, Giappone 172, Israele 167, Francia 157, USA 130, Repubblica di Corea 122, Irlanda 118, Norvegia 99, Puerto Rico 83, Uk 82, Singapore 77, Italia 70, Taipei cinese 69.