Roma, 21 mag. – Poste Italiane ha annunciato l’emissione, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, di un francobollo celebrativo dell’immagine della Beata Vergine della Ghiara, nel IV centenario della traslazione e dell’inaugurazione della Basilica. Ne verranno tirati seicentomila esemplari, tutti al valore della tariffa B pari a 1,10 euro.

Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva e non fluorescente. La vignetta, a cura di Rita Fantini, riproduce l’affresco della Beata Vergine della Ghiara e un particolare, in grafica stilizzata, della Basilica della Madonna della Ghiara; in alto a sinistra, è riprodotto il logo del IV centenario della traslazione della sacra icona e dell’inaugurazione della Basilica.

Completano il francobollo le leggende “BEATA VERGINE DELLA GHIARA – REGGIO EMILIA”, e “TRASLAZIONE IMMAGINE E INAUGURAZIONE BASILICA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”. Il francobollo ed i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi, possono essere acquistati presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito poste.it.

Per l’occasione è stato realizzato anche un folder in formato A4 a due ante contenente il francobollo, una cartolina annullata ed affrancata, una busta primo giorno di emissione, al costo di 12 euro. La Basilica della Madonna della Ghiara, gloria e decoro di Reggio Emilia, è uno fra i più artistici santuari mariani d’Italia, monumento principe del Seicento emiliano, nato nella fede e devozione del popolo reggiano, riconoscente verso la Beata Vergine Maria.

Nel 1573 sui muri del convento dei frati venne affrescata dal pittore reggiano Giovanni Bianchi, detto Bertone, l’immagine raffigurante la Madre di Dio, seduta in un paesaggio austero e spoglio, con le mani giunte ed il volto implorante, in atto di adorazione del Bambino Gesù. Una scritta nella cornice del dipinto commenta “Quem genuit adoravit” (Adorò colui che generò). Secondo i resoconti dell’epoca, un giovane di circa quindici anni di nome Marchino, orfano da bambino, sordomuto e privo di lingua dalla nascita, si recò, nelle prime ore del 29 aprile 1596 all’oratorio della Vergine aperto da appena ventitré giorni e, pregando ardentemente, sentì scorrere per la vita un caldo sudore ed esclamò per tre volte ” Gesù-Maria” e, prodigiosamente guarito, riacquistò l’udito, gli spuntò dalle radici ed in un momento crebbe la lingua, gli fu concessa la parola e la conoscenza dei nomi di tutte le cose.

Il Vescovo di Reggio, Monsignor Claudio Rangone, istituì una commissione per esaminare i fatti con teologi, medici e giuristi ed inviò le conclusioni al Papa Clemente VIII che, in data 22 luglio 1596, approvò il miracolo e permise la venerazione pubblica della miracolosa immagine ed i pellegrinaggi. Il 6 giugno 1597, presenti i duchi estensi, il Vescovo di Reggio pose la prima pietra del nuovo Tempio della Madonna della Ghiara. Il progetto della basilica dell’architetto ferrarese Alessandro Balbo (1597-1617), fu eseguito dall’architetto reggiano Francesco Pacchioni (1560-1634).

L’inaugurazione del nuovo Tempio e la solenne Traslazione della venerata Immagine dall’antica cappelletta alla nuova sontuosa sede ebbe luogo il 12 maggio 1619, con fastose solennità. La Basilica della Beata Vergine della Ghiara è il monumento che riassume tutta la grande pittura del primo Seicento emiliano nella sua ancora intatta integrità. Alla grandiosa decorazione pittorica parteciparono un’élite di artisti emiliani della prima metà del Seicento (1614-1648): Ludovico Carracci, Gian Francesco Barbieri detto il Guercino, Lionello Spada, Alessandro Tiarini, Luca Ferrari, Camillo Gavassetti, Carlo Bononi, Pietro Desani, Lorenzo Franchi, Jacopo Palma il Giovane, Carlo Veronese, Tommaso Sandrini, Sebastiano Vercellesi, Pietro Armani, Giovanni Savi, Francesco Burani, Giulio Cesare e Michele Mattei e Orazio Talami.

Il complesso progetto iconografico, seguendo le direttive del Concilio tridentino ed i consigli del cardinale Paleotti, è l’espressione della tradizione biblico-mariana dei Servi di Maria rappresentata a Reggio dal Mariologo Padre Arcangelo Ballottini, priore in quel periodo del convento della Ghiara. I motti che commentano i vari simboli e scene bibliche sono un completo trattato di mariologia. L’architettura rinascimentale del monumentale tempio è strutturata secondo schemi geometrici modulari. La facciata esterna, rivestita della calda sobrietà del mattone a vista è proiezione degli spazi interni in armoniosa e proporzionata classicità.