Roma, 12 giu – Alla fine del 2018 i fondi pensione in Italia sono 398: 33 negoziali, 43 aperti, 70 piani individuali pensionistici (Pip), 251 fondi preesistenti e Fondinps. Il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema è in costante riduzione. Rispetto al 2000, quando operavano 719 forme, il numero si è sostanzialmente dimezzato. E’ quanto rileva la Covip nella sua relazione annuale.
Il totale degli iscritti alla previdenza complementare è pari a circa 7,9 milioni, in crescita del 4,9% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 30,2% sul totale delle forze di lavoro. Le posizioni in essere sono di 8,7 milioni (inclusive di posizioni doppie o multiple, che fanno capo allo stesso iscritto). Di questi, gli iscritti ai Pip nuovi si attestano a 3,1 milioni (+5,4% rispetto al 2017), 3 milioni quelli ai fondi negoziali (+6,8%, con una crescita determinata principalmente dalle nuove adesioni contrattuali), oltre 1,4 milioni quelli ai fondi aperti (+6,4%) e poco più di 600 mila quelli ai fondi preesistenti.
Gli uomini sono il 61,9% degli iscritti alla previdenza complementare (il 73,1% nei fondi negoziali), nel solco di quel gender gap che si è già manifestato negli anni scorsi. Si conferma anche un gap generazionale: la distribuzione per età vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all’età di pensionamento: il 54,7% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 27,6% ha almeno 55 anni. Quanto all’area geografica, la maggior parte degli iscritti risiede nelle regioni del Nord (56,8 per cento).
Le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 167 miliardi di euro, in aumento del 3% rispetto all’anno precedente: un ammontare pari al 9,5% del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. I contributi incassati nell’anno sono pari a 16,3 miliardi di euro: tra questi 5,1 miliardi ai fondi negoziali (+5,7%), 2 miliardi ai fondi aperti (+6,9%), 4,3 miliardi ai Pip nuovi (+5,1) e 4,6 miliardi ai fondi preesistenti.
I contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.630 euro nell’arco dell’anno. Il 25% del totale degli iscritti alla previdenza complementare (circa 2 milioni) non ha effettuato contribuzioni nel 2018. Circa il 60% di essi (1,2 milioni di iscritti) non versa contributi da almeno tre anni. Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 8,6 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 3,4 miliardi di euro e in rendita per circa 700 milioni di euro. I riscatti sono pari a 2,2 miliardi di euro, più o meno quanto le anticipazioni ( quasi 2,2 miliardi di euro), nella gran parte non connessa a cause specifiche (ossia a cause diverse dalle spese sanitarie o per acquisto o ristrutturazione della prima casa). Marginale l’erogazione delle prime rendite integrative temporanee anticipate (Rita): circa 81 milioni.
L’allocazione degli investimenti effettuati dai fondi pensione (escluse le riserve matematiche presso imprese di assicurazione e i fondi interni) registra la prevalenza della quota in titoli di Stato che nel 2018 è stata pari al 41,7% (era il 41,5% nel 2017) dei quali il 21,4% sono titoli di debito pubblico italiano (contro il 22,7% nel 2017). In calo al 16,4% i titoli di capitale, (contro il 17,7% del 2017) e anche le quote di Oicvm, in discesa dal 12,6 all’11,9%. I depositi si attestano al 7,5%.
Gli investimenti immobiliari, in forma diretta e indiretta, presenti quasi esclusivamente nei fondi preesistenti, rappresentano il 2,7% del patrimonio, in diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2017. Nell’insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana è di 36,7 miliardi di euro, il 27,7% del patrimonio. I titoli di Stato ne rappresentano la quota maggiore, 28,3 miliardi.
Gli impieghi in titoli di imprese domestiche rimangono marginali. Il totale di 3,7 miliardi è meno del 3 per cento del patrimonio; in obbligazioni sono investiti 2,5 miliardi, in azioni 1,2 miliardi; gli investimenti domestici detenuti attraverso quote di Oicvm si attestano a 1 miliardo. La componente immobiliare è pressoché tutta concentrata in Italia per complessivi 3,4 miliardi di euro.