Roma, 8 lug – Imposte sul reddito delle persone fisiche, imposte sulla proprietà, sui redditi delle società, sul consumo di beni e servizi. Queste le principali fonti che alimentano il flusso delle entrate tributarie dei Paesi più avanzati. Da un’analisi della Tax Foundation (l`ente di ricerca apartitico statunitense) emerge come tuttavia la tendenza attuale vede aumentare la tassazione sui consumi, che al momento costituisce la principale voce tra le entrate fiscali dei Paesi più sviluppati, e diminuire le imposte sui redditi delle persone fisiche.

Facendo un confronto tra la media delle entrate fiscali degli Stati aderenti all’Ocse nel 1990 e la corrispondente media nel 2017, si scopre che la più importante variazione interessa le imposte sui redditi delle persone fisiche. Alla fine del secolo scorso queste imposte rappresentavano il 29,9% sul totale delle entrate tributarie, mentre oggi incidono per un 23,9%. Il Paese che riceve più denaro dall`Irpef e dalle altre imposte sulle persone è la Danimarca, con il 53,4% del totale delle entrate tributarie, seguita dall’Australia (40,8%), dagli Stati Uniti (38,6%) e dall’Islanda (38,5%). Il Cile (9,7%), la Repubblica    Slovacca (10,3%) e la Repubblica ceca (11,6%) sono, invece, i Paesi che hanno fatto meno affidamento alle imposte sul reddito delle persone fisiche.

Tra il 1990 e il 2017, il gettito proveniente dalle imposte sul reddito delle società è d’altro canto aumentato, passando dal 7,7% al 9,2%, nonostante il progressivo calo delle aliquote che si è registrato negli ultimi anni con l`auspicio di incentivare gli investimenti. In Cile e in Messico le imprese contribuiscono a finanziare le casse dello Stato per circa il 21% del totale. Dalla parte opposta troviamo, invece, Paesi come l’Estonia, l’Ungheria, la Slovenia, l`Italia, la Lituania e la Francia dove le entrate tributarie adducibili alla tassazione delle società si aggirano intorno al 5%.