Roma, 1 set – La Gran Bretagna sembra ormai in marcia a tappe forzate verso l’uscita dell’Unione Europea, senza un accordo, il prossimo 31 ottobre, dopo il colpo di mano del premier Boris Johnson che ha chiuso il parlamento per cinque settimane, per impedirgli di bloccare la Brexit. Il governo di Londra ha confermato che ‘la libertà di movimento così come è in vigore cesserà il 31 ottobre quando il Regno Unito lascerà l’Unione Europea’. Tuttavia ha sottolineato che i diritti degli oltre 3 milioni di cittadini Ue che già vivono in Uk non verranno toccati in caso di Brexit: tra questi ci sono 700mila italiani, di cui meno la metà sono iscritti regolarmente all’anagrafe ufficiale degli italiani all’estero.

– Cosa vuol dire ‘no deal’. Vergato durante la premiership di Theresa May, il Policy Paper on Citizens` Rights mira a ‘rimuovere ogni ambiguità’: i cittadini europei e le loro famiglie sono ‘benvenuti a restare’ e ‘potranno lavorare, studiare e accedere ai benefit e ai servizi’ previsti dalle norme attuali anche in caso di no-deal. Londra continuerà ad applicare il suo programma di ‘settlement’ dei cittadini europei, come previsto dall’accordo bocciato. Ma potrà aderire al programma chi risiede in Gran Bretagna ‘entro il giorno dell’uscita’, che è stato fissato nel 31 ottobre prossimo dopo il secondo rinvio concesso da Bruxelles. Una data comunque precedente al 31 dicembre 2020, indicato nell’accordo bocciato come fine del periodo di transizione.

Anche il termine ultimo per presentare domanda di settled status è stato anticipato di sei mesi: posto che siano residenti il giorno dell’uscita, i cittadini Ue devono fare richiesta di settled status entro la fine del 2020, mentre la domanda per i familiari va presentata entro il 29 marzo 2022. I diritti a una serie di previdenze e servizi resteranno in vigore.

– I viaggi d’affari e per turismo. Il Regno Unito e l’Unione Europea hanno concordato che i rispettivi cittadini potranno viaggiare senza visti per affari e turismo. Le attività lavorative permesse sono partecipazione a riunione, interviste di lavoro e firme di accordi. Le visite sono limitate a 90 giorni, due volte l’anno.

– Perdita di controllo. Al netto delle buone intenzioni, una Brexit con “no-deal” implica che i diritti dei cittadini non sarebbero più protetti a livello europeo, ma sarebbero in mano ai singoli Paesi. Sia l’Ue che il governo del Regno Unito riconoscono la loro perdita di influenza. ‘I cittadini dell’Ue residenti nel Regno Unito non sarebbero più protetti dalle norme dell’Ue sulla libera circolazione’ ha sottolineato la Commissione europea. ‘Il Regno Unito non può agire unilateralmente per proteggere i diritti dei cittadini britannici nell’Ue’ ha chiarito il governo britannico. Su questioni come l’assistenza sanitaria, la sicurezza sociale e le pensioni, si levano voci che chiedono accordi reciproci, ma i dettagli mancano.

Nel pieno dell’impasse sulla Brexit, la questione dei diritti dei cittadini è stata in qualche modo eclissata mentre il dibattito pubblico si concentra sulle conseguenze economiche di un sempre più certo ‘no deal’. La prolungata incertezza lascia senza risposta molte domande degli europei che vivono nel Regno Unito e dei britannici nel continente, aggravando le preoccupazioni di molti per i loro diritti e status giuridico dopo il referendum britannico del 2016. Con o senza un accordo, le persone che si spostano tra l’UE e il Regno Unito in futuro probabilmente troveranno norme molto più restrittive di quanto non siano ora.