Roma, 30 ago – Tre figure di primo piano del movimento pro-democrazia di Hong Kong sono state arrestate stamani, con un colpo di scena che fa temere che la repressione da parte del regime cinese delle proteste in corso da tre mesi sia ormai cominciata. Gli attivisti Joshua Wong e Agnes Chow, leader del movimento studentesco pro-democrazia invase Hong Kong nel 2014, sono stati arrestati stamani, mentre Andy Chan, a capo di un partito indipendentista oggi fuorilegge, è stato fermato ieri. La formazione politica di Chow e Wong, Demosisto, ha detto che Wong, 22 anni, è stato “spinto a forza in un furgone privato in mezzo alla strada” mentre camminava verso la stazione della metropolitana alle 7:30 del mattino. E’ stato poi portato al quartiere generale della polizia a Wan Chai. Chow è stata arrestata a casa e portata anche lei a Wan Chai, ha detto Demosisto.

La polizia ha reso noto che Chow e Wong sono stati arrestati con l’accusa di “incitare altri a partecipare ad assemblea non autorizzata” durante una manifestazione fuori dal quartier generale della polizia il 21 giugno. Wong è accusato anche dia ver organizzato una riunione illegale. “Entrambi sono stati arrestati in corso d’indagine” si legge in una nota della polizia.

Chan invece è stato arrestato all’aeroporto, mentre era in partenza per il Giappone, ha scritto la Hong Kong Free Press. La polizia ha confermato che un uomo di 29 anni è stato fermato all’Hong Kong International Airport con l’accusa di “partecipazione a rivolta” e “attacchi alla polizia”. Anche lui “è detenuto in corso d’indagine”.

Domani era in programma una manifestazione per il quinto anniversario della proposta di Pechino di tenere elezioni dirette a Hong Kong, ma solo con candidati scelti dal regime cinese. La proposta scatenò una massica protesta guidata tra gli altri da Wong e Chow, che paralizzò l’hub finanziario asiatico per 79 giorni. La polizia ieri ha annunciato che avrebbe vietato l’evento di domani per salvaguardare l’ordine pubblico e oggi il movimento che organizzato la protesta, il Fronte per i diritti civili e umani, l’ha sconvocata.

“Il nostro primo principio è proteggere sempre tutti i partecipanti e fare in modo che nessuno sopporti conseguenze legali a causa della partecipazione a una manifestazione che abbiamo organizzato” ha detto la vice presidente del Fronte Bonnie Leung.

Wong e Chow sono stati i leader studenteschi delle proteste del 2014. Wong è stato rilasciato a giugno dal carcere dove scontava una pena di due mesi per il suo ruolo in quelle proteste. Nessuno dei due ha avuto un ruolo centrale nelle attuali proteste, un movimento in gran parte senza leader organizzato tramite i social media. Ha partecipato alle proteste e ha parlato spesso a sostegno delle richieste dei manifestanti. Anche Chow ha partecipato a recenti dimostrazioni e mantiene un account di social media attivo a sostegno delle proteste, ma per il resto ha mantenuto un profilo relativamente basso.

Nathan Law, un altro ex leader studentesco e presidente fondatore di Demosisto, ha criticato ciò che ha affermato essere il tentativo del governo di dare la colpa delle proteste a “burattinai” dietro le quinte. “Non c’è leader o piattaforma in questo movimento. Se qualcosa spinge i cittadini ad andare in piazza, è la dura violenza politica di Carrie Lam. Ogni cittadino di Hong Kong che ha protestato lo ha fatto in base alla propria coscienza. Non conta che il Partito Comunista Cinese tenti di diffamare, nulla può cambiare questa realtà”. “Facciamo appello all’opinione pubblice affinché non abbia paura della violenza politica e del terrore bianco e continuiamo a lottare per i propri diritti”, ha affermato in una nota. “Gente di Hong Kong, andiamo!”.

Tutti e tre gli attivisti appartengono a organizzazioni politiche che sostengono l’indipendenza o “autodeterminazione”. Chow, di Demosisto, è stata esclusa dalle elezioni legislative lo scorso anno sulla base del sostegno del suo gruppo all’autodeterminazione, che le autorità hanno interpretato come sostegno all’indipendenza. Il Partito Nazionale di Hong Kong di Chan è stato bandito l’anno scorso per motivi di sicurezza nazionale ed è il primo gruppo politico ad essere messo fuori legge da decenni.

Più di 800 persone sono state arrestate dall’inizio delle proteste all’inizio di giugno contro un disegno di legge che avrebbe consentito l’estradizione di indagati a Hong Kong nella Cina continentale, uno strumento che i manifestanti temono che Pechino userà per colpire i nemici politici.

“È una campagna, probabilmente una campagna ben pianificata, per arrestare tutti gli attivisti e questo coinvolgerà un sacco di persone meno famose che sono state in prima linea nelle proteste”, ha detto Joseph Cheng, un politologo in pensione che segue da vicino le proteste. “Il governo può operare massicci arresti per prosciugare e indebolire la forza del movimento di protesta” ha detto.

I critici chiamano la repressione “terrore bianco” che ha colpito non solo i manifestanti, ma normali cittadini e il personale della compagnia aerea di Hong Kong Cathay Pacific, che sono stati incoraggiati a fornire informazioni sui loro colleghi. In vista di un boicottaggio delle lezioni in una protesta degli studenti prevista la settimana prossima, gli insegnanti sono stati anche presi di mira da personalità filo-governative.

“Questo è esattamente ciò che il terrore bianco significa per la gente comune”, ha detto Cheng. “L’amministrazione sta usando tutti i tipi di repressione per creare un effetto dissuasivo”.

Le proteste, che si sono evolute in un ampio movimento politico che richiede il suffragio universale oltre al ritiro del disegno di legge, rappresentano la sfida più grave per l’autorità di Pechino sulla città da quando l’ex colonia britannica è tornata al controllo cinese nel 1997.

“In base ai termini del passaggio di consegne, a Hong Kong sono stati promessi 50 anni di alto grado di autonomia, in un quadro noto come “un paese, due sistemi”, in cui la città avrebbe mantenuto un sistema giudiziario e legislativo indipendente, libera stampa e altre libertà. I manifestanti affermano che la legge sull’ estradizione rappresenta la fine della libertà di Hong Kong sotto il controllo sempre più stretto di Pechino sulla città.

Prima delle proteste previste per sabato, ieri i paramilitari cinesi hanno tenuto degli esercizi in uno stadio a Shenzhen, proprio al confine con Hong Kong. Prima dell’alba ieri camion di truppe cinesi hanno attraversato Hong Kong come parte di quella che secondo i funzionari era un avvicendamento annuale “normale e di routine”.

Un editoriale in lingua inglese del quotidiano statale China Daily, gestito dallo Stato venerdì, afferma che le truppe cinesi, di stanza ad Hong Kong dal 1997, “non sono semplicemente un simbolo”. “Se la situazione già brutta degenera, con violenze e i disordini che minacciano di sfuggire al controllo … le forze armate non resteranno inerti”.