Roma, 10 set. (askanews) - E' quanto mai eterogeneo, in Europa, il modello di regolamentazione degli orari lavorativi e delle aperture domenicali dei negozi. In 16 dei 28 Stati membri dell`Unione europea non è presente alcuna limitazione di orario o apertura domenicale. L`Italia appartiene al gruppo dei paesi con una disciplina maggiormente concorrenziale, ma certamente non costituisce un`eccezione nel panorama Ue, che ci vede al fianco di Stati quali Danimarca, Finlandia e Svezia. E' la fotografia scattata dall'Istituto Bruno Leoni nel report "Siamo solo noi? La regolamentazione delle aperture domenicali dei negozi in Europa". Nelle nazioni che presentano forme di divieto o limitazione sono previste numerose eccezioni e deroghe, che generalmente riguardano i negozi di alimentari, panetterie, grande distribuzione, giornalai, stazioni di servizio, stazioni dei treni, aeroporti e musei. La panoramica europea mostra che in nessun paese considerato il lavoro domenicale è totalmente proibito, e anche in nazioni come Grecia, Germania e Francia, che presentano maggiori limitazioni, sono presenti numerose eccezioni. Malta, Ungheria, Finlandia e Danimarca hanno introdotto e successivamente abolito le restrizioni sul lavoro domenicale. Ma vediamo, nel dettaglio, come funziona nei diversi paesi europei. Austria: domenica negozi chiusi, ma sono previste eccezioni per le aree turistiche Belgio: esercizi commerciali chiusi a meno che il rivenditore non scelga un giorno di chiusura alternativo. Previste eccezioni per le aree turistiche. Bulgaria: nessuna restrizione. Croazia: nessuna restrizione. Cipro: negozi chiusi ma con l'eccezione delle zone turistiche. Nessuna restrizione, invece, per panetterie, pasticcerie e minimarket. Repubblica ceca: aperture proibite durante le maggiori festività. Danimarca: nessuna restrizione per le aperture domenicali. Estonia: nessuna restrizione. Finlandia: nessuna restrizione. Francia: vige il principio del riposo domenicale per dipendenti. Solo i negozi detenuti dai proprietari possono liberalmente rimanere aperti. Sono previste eccezioni per i negozi alimentari. Per i negozi non alimentari possibilità di apertura previa decisione del sindaco e remunerazione doppia per i dipendenti. Germania: negozi chiusi. Eccezioni previste per panetterie, fiorai, giornalai, negozi per la casa, musei, stazioni ferroviarie, stazioni di servizio, aeroporti e luoghi di pellegrinaggio. Grecia: negozi chiusi. Eccezioni previste per negozi alimentari, fioristi, negozi di antiquariato, stazioni di servizio. Irlanda: nessuna restrizione. Italia: nessuna restrizione. Lettonia: nessuna restrizione. Lituania: nessuna restrizione. Lussemburgo: aperture tra le 6 e le 13. Orario prolungato per panetterie, macellerie, pasticcerie, chioschi e negozi di souvenir. Malta: i negozi sono autorizzati ad aprire la domenica a patto che restino chiusi un altro giorno della settimana. I lavoratori non possono essere obbligati a lavorare la domenica a meno che questo non sia esplicitamente previsto nel contratto di lavoro. Paesi Bassi: esercizi commerciali chiusi. Le autorità locali possono autorizzare aperture domenicali. Negozi in stazioni di servizio, del treno, aeroporti ed ospedali hanno orari flessibili. Polonia: nessuna restrizione (15 date di festa nazionale con chiusura obbligatoria). Portogallo: nessuna restrizione. Romania: nessuna restrizione. Regno Unito: in Scozia, nessuna restrizione. In Inghilterra e Galles nessuna restrizione per negozi più piccoli di 280 metri quadri. Apertura tra le 10 e le 18 per i negozi più grandi di 280 metri quadri. In Irlanda del Nord Irlanda del Nord nessuna restrizione per negozi più piccoli di 280 metri quadri e orario 13-18 per i negozi più grandi di quella metratura. Slovacchia: nessuna restrizione. Spagna: ciascuna comunità autonoma stabilisce il numero totale di domeniche di lavoro annuali autorizzate. La maggioranza delle comunità autonome stabilisce 10 domeniche/feste nazionali di apertura. Svezia: nessuna restrizione. Ungheria: nessuna restrizione.

Roma, 6 set – A luglio, complici i saldi, le vendite tengono, ma non bastano a risollevare l’anno dei piccoli negozi, ancora in territorio negativo. È quanto afferma l’Ufficio economico Confesercenti commentando i dati diffusi oggi da Istat.

Nonostante la flessione congiunturale, la dinamica sull’anno è positiva, sia in valore che in volume: +2,6% in totale, sintesi di una variazione del +3,3% per le grandi strutture e del +0,9% per le piccole superfici. La crescita, inoltre, continua ad essere impetuosa per l’ecommerce, che segna un aumento del +23%.

Spostando l’analisi alla dinamica complessiva dei primi sette mesi del 2019, però, il quadro cambia. Sebbene il bilancio rimanga positivo – anche se non eclatante, con una crescita al di sotto del punto percentuale – rimane il campanello d’allarme che riguarda, come al solito, i piccoli esercizi: questi registrano l’unico dato negativo, – 0,5%, su questa prima parte dell’anno, con la prospettiva che il segno resti negativo per tutto l’anno.

Prosegue, dunque, la fase di criticità per le piccole imprese commerciali che sembra cronicizzarsi. Bloccare gli aumenti Iva è il primo passo nella giusta direzione, ma non è sufficiente: servono urgentemente provvedimenti specifici, sia sul versante del reddito delle famiglie, per sostenerne i consumi, sia nei confronti di queste imprese, di cui stiamo assistendo al declino, con le conseguenze da tempo segnalate sull’occupazione e la vivibilità delle nostre città. Una situazione che ci spinge a ribadire la richiesta al nuovo Governo di aprire subito un tavolo per il rilancio del settore.