Roma, 27 set – Si chiama “Donne in banca”. E’ la Carta che circa due mesi fa è stata approvata dal comitato esecutivo dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana), con l’intento di valorizzare la parità di trattamento e di opportunità tra i generi nel settore bancario, all’interno delle organizzazioni aziendali. Un progetto firmato già da 21 istituti (oltre alla stessa Abi) che corrispondono all’80% del valore dell’attivo delle banche partecipanti all’associazione e all’80% dei dipendenti del settore.

Il ruolo delle donne nel mondo bancario è in continua evoluzione, come è attestato dal costante aumento del personale femminile, che rappresenta, ormai, quasi la metà dei dipendenti del settore (45,9%). Un dato che però può ingannare, perché salendo nei ruoli chiave la presenza femminile appare ancora troppo bassa, come conferma uno studio First Cisl. Nelle posizioni di vertice non si arriva al 25% nel settore pubblico e al 20% nel settore privato. Molto spesso le donne si occupano di risorse umane di segretariato o di gestione amministrativa, e quando hanno contatto diretto con la clientela, le loro responsabilità diminuiscono con l’aumentare del valore del cliente per l’istituto. Più in generale tutte le ricerche mostrano che la percentuale delle donne si riduce con l’aumentare del livello di qualificazione, prestigio e salario.

La Carta proposta dall’Abi costituisce quindi uno strumento a disposizione delle aziende per sostenere il loro impegno per le pari opportunità, in linea con quanto previsto anche dalla disciplina vigente sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento. Un’iniziativa che si ispira a quella analoga del ministero del Tesoro britannico, “Women in Finance Charter”, lanciata nel 2016 e firmata da più di 330 operatori, britannici e stranieri, che chiede alle imprese firmatarie di impegnarsi a implementare azioni specifiche, riconoscendo anche in questo caso diversità di genere quale risorsa chiave per lo sviluppo, la crescita sostenibile e la creazione di valore in tutte le imprese. Come scrive il Sole 24Ore, le donne sono minoritarie nelle attività meglio remunerate legate ai mercati finanziari non solo in Italia. A Wall Street, Londra o Parigi guadagnano tra il 25% e il 60% meno degli uomini, ricevono bonus inferiori, sono spesso meno promosse, tenute lontano dai migliori clienti.

I firmatari della Carta britannica si impegnano anche a comunicare i loro dati e i loro progressi al ministero del Tesoro, che pubblica un rapporto annuale, nel quale valuta lo stato di raggiungimento degli obiettivi da parte dei firmatari, analizza le best practices e identifica le aree di possibile miglioramento. La Carta dell’Abi contiene previsioni in parte identiche, in parte adattate alla situazione italiana del settore bancario. E’ aperta all’adesione di tutte le imprese bancarie e finanziarie anche non associate all’Abi, e impegna a valorizzare le proprie politiche aziendali secondo i seguenti principi per le pari opportunità:

Promuovere un ambiente di lavoro inclusivo e aperto ai valori della diversità, anche di genere; Rafforzare le modalità di selezione e sviluppo idonee a promuovere le pari opportunità di genere, in un ambito aziendale orientato ad ogni livello alle pari opportunità di ruolo e parità di trattamento; Diffondere la piena ed effettiva partecipazione femminile ad ogni livello aziendale; Promuovere la parità di genere anche al di fuori della banca, a beneficio delle comunità di riferimento; Realizzare opportune iniziative per indirizzare e valorizzare le proprie politiche aziendali in materia di parità di genere.