Roma, 30 set – Dal 26 al 28 settembre in Vaticano, insieme a monsignori e cardinali, si sono riuniti accademici, esperti del settore, filosofi e teologi per discutere del tema “Il bene comune nell’era digitale” apparentemente solo teorico ed etico.  Il seminario era promosso da due dicasteri vaticani: il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale presieduto dal Cardinale Peter Turkson e il Pontificio Consiglio della Cultura presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi. Tra i partecipanti Mitchelle Baker direttore esecutivo di Mozilla, Jim Welsh vicepresidente di Western Digital, Reid Hoffman cofondatore di Linkedin  e Gavin Corn responsabile della squadra che si occupa di cibersecurity in Facebook.

E’ stato Papa Francesco a evidenziare i rischi: “Se i progressi tecnologici fossero causa di disuguaglianze sempre più marcate, non potremmo considerarli progressi veri e propri” ha detto  nell’udienza ai partecipanti. “Il cosiddetto progresso tecnologico dell’umanità, se diventasse un nemico del bene comune, condurrebbe a una infelice regressione, a una forma di barbarie dettata dalla legge del più forte – ha proseguito il Santo Padre – Perciò, cari amici, vi ringrazio perché con i vostri lavori vi impegnate in uno sforzo di civiltà, che si misurerà anche sul traguardo di una diminuzione delle disuguaglianze economiche, educative, tecnologiche, sociali e culturali”.

Jorge Mario Bergoglio non è rimasto sul vago. La robotica e l’Intelligenza artificiale sono i due temi che ha scelto per sottolineare che ci sono “vantaggi e rischi” in una tecnologia di per sé neutra ma utilizzabile con intenzioni diverse. Il Papa, che già in passato si è scagliato contro le fake news – di cui non di rado è stato personalmente vittima – si è soffermato in particolare sull’uso delle Intelligenze artificiali nei dibattiti sulle grandi questioni sociali, per rimarcare un concetto: “Da una parte, si potrà favorire un più grande accesso alle informazioni attendibili e quindi garantire l’affermarsi di analisi corrette; dall’altra, sarà possibile, come mai prima d’ora, fare circolare opinioni tendenziose e dati falsi, ‘avvelenare’ i dibattiti pubblici e, persino, manipolare le opinioni di milioni di persone, al punto di mettere in pericolo le stesse istituzioni che garantiscono la pacifica convivenza civile. Per questo, lo sviluppo tecnologico di cui siamo tutti testimoni richiede da noi che ci riappropriamo e che reinterpretiamo i termini etici che altri ci hanno trasmesso”.

Per Papa Francesco, “fino a quando una sola persona rimarrà vittima di un sistema, per quanto evoluto ed efficiente possa essere, che non riesce a valorizzare la dignità intrinseca e il contributo di ogni persona, il vostro lavoro non sarà terminato. Un mondo migliore è possibile grazie al progresso tecnologico se questo è accompagnato da un’etica fondata su una visione del bene comune, un’etica di libertà, responsabilità e fraternità, capace di favorire il pieno sviluppo delle persone in relazione con gli altri e con il creato”.

Sono state quattro le sessioni del seminario: la prima ha fatto riferimento alla ricerca condivisa di valori; la seconda e la terza, rispettivamente alla tecnologia e al futuro della guerra in una prospettiva di costruzione della pace, e al futuro del lavoro. L’ultima sessione, prima della presentazione dei lavori di discussione di ogni gruppo con le cinque linee guida fondamentali proposte, si è incentrata sui futuri orizzonti e ai loro rispettivi problemi etici.

“Problemi nuovi richiedono soluzioni nuove”, ha detto venerdì il Papa: “Il rispetto dei principi e della tradizione, infatti, deve essere sempre vissuto in una forma di fedeltà creativa e non di imitazioni rigide o di riduzionisti obsoleti. Quindi, ritengo lodevole che non abbiate avuto paura di declinare, a volte anche in modo preciso, dei principi morali sia teorici, sia pratici, e che le sfide etiche esaminate siano state affrontate proprio nel contesto del concetto di ‘bene comune’. Il bene comune è un bene a cui tutti gli uomini aspirano, e non esiste sistema etico degno di questo nome che non contempli tale bene come uno dei suoi punti di riferimento essenziali”.