Roma, 04 ott – Il settore agroalimentare è uno dei pochi settori che dipendono in maniera decisiva dalla logistica che determina in buona sostanza il mantenimento della qualità del prodotto. Si pensi ad esempio a quanto i tempi di distribuzione incidono sulla qualità dell’ortofrutta; ai prodotti che, pur uscendo perfetti dallo stabilimento, giungono avariati nelle mani del consumatore; alla differenza tra prezzi alla produzione ed al consumo. Oppure alle aziende che producono conserve alimentari e che richiedono flussi campo-stabilimento e flussi all’interno dello stabilimento estremamente tirati.

La logistica dei prodotti agroalimentari è connotata da caratteristiche e peculiarità particolarmente difficili da gestire: coordinamento efficiente dei processi produttivi, rapporti con i fornitori e relativi contratti, mantenimento della catena del freddo, conformità rispetto alle numerose normative sorte a tutela dei consumatori. Praticamente in ogni passaggio della filiera, occorre pianificare tutti i singoli step del viaggio che va dalla terra alla tavola. Il che significa gestire, controllare e, ove possibile, giungere alla rintracciabilità, cioè all’individuazione dei componenti, della loro origine e di tutti i passaggi attraverso i quali il prodotto si è formato. Il successo dipende quindi dall’ottimizzazione di tempi e risorse con una visione complessiva della catena di distribuzione, la cosiddetta supply chain.

In Italia il settore agroalimentare è una eccellenza nota, ma la sua competitività è frenata da un sistema logistico non sempre efficiente. Tra le problematicità emergono aspetti quali la distanza delle aree di consumo dei prodotti agroalimentari dalle sedi di produzione, la naturale evoluzione che anche la domanda dei consumatori ha e sta continuamente subendo rispetto al passato, la globalizzazione dei mercati e la necessità di una radicale riorganizzazione delle imprese coinvolte. Il comparto logistico dell’intero settore ha assunto negli ultimi anni un ruolo di prim’ordine, importantissimo soprattutto in relazione alle merci deperibili. È diventato un aspetto di primaria importanza per il commercio di tali prodotti, da non considerare più soltanto come lo spostamento di merci da un punto A a un punto B. Secondo gli operatori del settore, l’evoluzione e l’internazionalizzazione del mercato agroalimentare rendono oggi necessario l’impiego di tecniche evolute per quanto riguarda tutte le fasi che compongono il trasporto merci. I mercati si sono ampliati e sono aumentati a dismisura i volumi delle merci che quotidianamente viaggiano per il pianeta. Soprattutto per questo diventa oggi necessario prendere le distanze da tutte quelle soluzioni vecchie e ormai superate in favore di un sistema che possa essere il più efficiente e sostenibile possibile.

Alcuni spunti su come migliorare la situazione, arrivano dall’osservatorio privilegiato dell’Emilia Romagna, che è l’hub nazionale per il commercio agroalimentare. Secondo l’assessore all’agricoltura Simona Caselli, “occorre organizzare sul territorio il sistema dei trasporti e della gestione delle merci, migliorando l’organizzazione con punti di smistamento efficaci: questa la scommessa per una logistica ‘amica’ dei mercati e realmente competitiva. Tra le priorità sicuramente c’è il superamento della frammentazione nell’operatività dei privati e delle imprese. Un caso per tutti la Spagna, il cui comparto ortofrutticolo appare economicamente più competitivo rispetto a quello nazionale grazie alla minore incidenza dei costi di logistica dovuti, per una parte rilevante, a una migliore organizzazione del sistema. Il nostro Paese sconta ancora un serie di ritardi infrastrutturali che rischiano di aumentare ulteriormente il divario con altre realtà”.