foto IPP/zumapress londra 29-07-2017 brexit al via con la firma dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona, norma per la secessione di uno Stato membro dall'Unione nella foto foto simbolica con bandiera dell'unione europa con l'orologio del big ben al poto di una stella WARNING AVAILABLE ONLY FOR ITALIAN MARKET

Roma, 9 ott – In attesa di capire quale sarà l’effetto Brexit sulle emigrazioni verso il Regno Unito, Londra è ad oggi la meta più ambita dai giovani italiani: scelta dal 20,5% di chi è partito nel 2017 e dal 19,3% di chi è partito negli ultimi dieci anni. Al secondo posto c’è la Germania, dove evidentemente i giovani trovano occasioni di formazione e lavoro. E’ stato presentato a Palazzo Chigi il nono Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa: in 10 anni sono 250mila i giovani che hanno scelto di vivere all’estero. Quasi un quinto di queste persone viene dalla Lombardia (18,3%). Seguono Sicilia, Veneto e Lazio, con oltre 20 mila emigrati ciascuno.

Dall’analisi del tasso di occupazione (tra i 15 e  i 24 anni) emerge che il lavoro è il motivo prevalente dell’emigrazione. Se in Italia il tasso di occupazione dei giovani italiani si attesta al 16,9%, tra i ragazzi italiani all’estero sale al 50,8% (nel restante 50% sono inclusi anche gli studenti, sicuramente numerosi in quella fascia d’età).Molti anche coloro che scelgono di trasferirsi in Svizzera e Francia, agevolati evidentemente dalla vicinanza geografica. Tra le prime destinazioni compaiono però anche Paesi extra europei come Usa, Brasile o Australia, ma anche Canada e Emirati Arabi.

Per quanto riguarda le regioni di provenienza, quasi un quinto dei giovani che hanno lasciato l’Italia negli ultimi dieci anni viene dalla Lombardia (18,3%). Da notare che questo dato comprende solo i giovani emigrati all’estero e non le migrazioni “interne”, da Sud a Nord. In rapporto alla popolazione giovanile residente, negli ultimi dieci anni hanno lasciato l’Italia circa 20 giovani ogni 1.000 residenti della stessa fascia d’età. Da questo punto di vista, i picchi massimi si registrano in Trentino Alto Adige (38,2) e Friuli Venezia Giulia (28,7%), su cui probabilmente incide la posizione di confine. Sopra la media anche altre regioni del Nord come Lombardia, Veneto e Liguria. Come detto, per le regioni del Sud questo dato è probabilmente “mascherato” dal fatto che molti giovani si sono trasferiti in altre regioni d’Italia, generalmente al Nord.

Per quanto riguarda la presenza di stranieri in Italia, risulta stabile negli ultimi anni: 5,2 milioni di persone residenti a fine 2018 (8,7% della popolazione). Il saldo migratorio, ricorda il Rapporto, rimane positivo (+245 mila), anche se la composizione dei nuovi arrivi è molto diversa rispetto al passato: prevalgono i ricongiungimenti familiari, si stabilizzano gli arrivi per motivi umanitari, mentre sono quasi nulli gli ingressi per lavoro. Vi è nel complesso una lieve prevalenza di donne (52%) e una netta dominanza di paesi dell’Est Europa (oltre il 45% del totale). Le prime nazionalità (23% Romania, 8,4% Albania, 8% Marocco) evidenziano che la maggior parte degli immigrati è in Italia da oltre 10 anni.