Milano, 14 ott – I fattori ESG (Environmental, Social, Governance) entrano progressivamente nelle strategie delle aziende di grandi dimensioni. Il merito, oltre all’attenzione degli investitori, è da attribuire anche allo sviluppo normativo e in particolare al Decreto Legislativo 254/2016, che recepisce la Direttiva europea 2014/95, in base al quale dal 2018 gli enti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti sono obbligati a produrre un’informativa non finanziaria riguardante i temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione attiva e passiva. Stando alla ricerca realizzata in sinergia da Kpmg e Nedcommunity, su un campione di 205 aziende il 36% (74 società) ha demandato le responsabilità dei temi ESG a un comitato endoconsiliare. Tra queste, il 72% ha assegnato tale compito al Comitato Controllo e Rischi, l’11% al Comitato Nomine e Governance mentre il restante 17% ha definito un Comitato di Sostenibilità ad hoc. I dati raccontano quindi una storia di progressiva integrazione, dove solo l’anno scorso i comitati di tipo endoconsiliare con responsabilità in ambito ESG erano poco meno della metà. Tuttavia, è importante notare come oltre 100 aziende ancora non abbiano formalizzato la propria governance rispetto a questi temi.

La maggior integrazione a livello di organi di governo si riflette positivamente su tutti i processi di pianificazione e gestione dei temi ESG, delineando un generale percorso virtuoso, guidato da un gruppo significativo di best practice, verso la definizione di approcci strategici integrati. Dalla ricerca emerge una crescita sostenuta (+90%) rispetto al 2017 dei Piani di Sostenibilità formalizzati e strutturati (di cui il 12% integrato con il piano industriale), che tuttavia riguarda solo il 22% delle aziende analizzate. Inoltre, il 53% delle società analizzate dichiara di aver implementato un sistema di identificazione e gestione dei rischi integrato, che include anche quelli di natura non finanziaria, con un aumento del 23% rispetto al 2017. Si nota, inoltre, come una più lunga esperienza di rendicontazione porti a una maggiore diffusione di questo modello. Nelle aziende con più di due anni di rendicontazione alle spalle, infatti, i modelli integrati risultano molto più diffusi (70% del campione con più di 2 anni di esperienza). In sintesi l’analisi evidenzia come a fronte di un gruppo di aziende best practice che sta progressivamente integrando la sostenibilità all’interno dei propri processi gestionali, un numero ancora significativo di aziende considera il reporting non finanziario come un solo obbligo di compliance normativa.