Roma, 4 nov – Fatturato, utili e nuovi utenti in crescita per Facebook, che ha chiuso il terzo trimestre con 17,383 miliardi di dollari di ricavi pubblicitari, il 28% in più dello stesso periodo dell’anno precedente, mentre l’utile netto è salito a 6,091 miliardi (+19%). Ottime performance non adeguatamente celebrate: nel corso dell’incontro del CEO Mark Zuckerberg con gli analisti, i riflettori dei media si sono concentrati sulla questione della pubblicità politica a pagamento.

Questione non da poco, perché le elezioni Usa 2020 si avvicinano ed è ancora vivo il ricordo di quanto avvenne nelle presidenziali del 2016, quando la Russia interferì diffondendo messaggi di propaganda contro la Clinton attraverso account fake proprio su Facebook. Per non parlare del correlato e parallelo scandalo “Cambridge Analytica”, società che aveva venduto e trattato un’enorme quantità di dati raccolti sul social network al fine di orientare le presidenziali Usa 2016 e il referendum sulla Brexit.

Zuckerberg ha iniziato la sua conference call difendendo la politica dell’azienda di pubblicare pubblicità politica contenente affermazioni false o fuorvianti: l’amministratore delegato di Facebook ha spiegato che la sua azienda non intende soffocare il dibattito politico e la libertà di espressione, aggiungendo che questo tipo di pubblicità inciderà soltanto per lo 0,5% dei ricavi attesi il prossimo anno.

Una politica opposta a quella del suo primo competitor Twitter, che non accetterà più nessuna pubblicità di carattere politico sulla sua piattaforma. Lo ha annunciato il CEO Jack Dorse, ovviamente tramite un tweet. “Abbiamo preso la decisione di dire basta a tutti gli annunci pubblicitari politici su Twitter in tutto il mondo. Pensiamo che la possibilità di raggiungere una platea da parte di un messaggio politico debba essere meritata e non comprata. Pagare per avere un pubblico compromette la libera decisione delle persone. Crediamo che questa libertà non dovrebbe essere distorta e limitata dal denaro”.

Dorsey, CEO e co-fondatore di Twitter, ha inteso così rispondere alle crescenti critiche sulla disinformazione da parte di politici sui social network. “La pubblicità su internet è molto potente ed efficace, ma comporta significativi rischi politici laddove può essere usata per influenzare voti – ha aggiunto Dorsey – Questo non ha nulla a che fare con la libertà di espressione. Ha a che fare con il pagare per raggiungere il pubblico più ampio possibile e questo ha significative conseguenze che l’architettura democratica di oggi potrebbe non essere in grado di gestire”.
La società ha dichiarato che verranno fatte alcune eccezioni, tra cui annunci che incoraggiano l’affluenza alle urne. La nuova politica di Twitter partirà il 22 novembre mentre ulteriori dettagli saranno comunicati dalla società il 15 novembre.