Roma, 4 nov – Sono 9.981 gli studenti, tra i 15 e i 17 anni, che nel 2018 hanno visto approvare la propria richiesta di mobilità per andare a studiare all’estero, secondo le rilevazioni dell’INDIRE, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa. Lo si legge nel Rapporto Italiani nel Mondo elaborato dalla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.

Sessanta di loro hanno scelto di frequentare l’intero nuovo anno scolastico 2019/2020 in un altro paese, 9.921 hanno optato per periodi più brevi o per un programma estivo: tutti fanno parte di quella che l’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, nelle sue rilevazioni, chiama “Generazione I”. E’ un trend in continua crescita l’interesse verso i programmi scolastici all’estero recepito anche dal MIUR: un boom che è esploso dalla metà degli anni Duemila arrivando a interessare, nel 2014, ben 7.300 studenti delle scuole superiori italiane (il 55% in più rispetto ai tre anni precedenti), per arrivare oggi a sfiorare le 10 mila unità. Dei 9.981 studenti, 2.250 si sono affidati per la loro esperienza a Intercultura.

Le destinazioni: 42 in Africa (2%), destinazione sempre più richiesta dopo che lo scorso anno sono stati riaperti i programmi in Tunisia ed in Egitto (che erano stati chiusi durante la Primavera araba), 109 in Australia/Nuova Zelanda (5%), 302 in Asia (13%), 490 in Nord America (22%), 555 in America Latina (25%) e 752 in Europa (33%). Secondo le rilevazioni dell’INDIRE, dal 2014 al 18 giugno 2019, sono partiti per un’esperienza di studio all’estero 23.269 studenti delle scuole superiori. Sono diversi i fattori che determinano il successo della mobilità all’estero tra i minorenni.

Secondo una ricerca IPSOS che ha preso in considerazione chi ha partecipato a periodi di mobilità studentesca individuale tra il 1977 e il 2012 e che oggi ha tra i 19 e i 56 anni, l’84% ha avuto un percorso universitario brillante. Di questi, il 70% si è 16 Rapporto Italiani nel Mondo 2019 laureato (media italiana: 18% di laureati tra i 24-54enni), il 16% ha anche un master, il 6% ha un dottorato di ricerca e un ulteriore 20% sta studiando per conseguire una laurea. È interessante notare che chi ha un lavoro non è, nella maggioranza dei casi, autonomo (10%, 4 punti in meno della media nazionale) ma dipendente (75% rispetto al 64% della popolazione italiana) e svolto a livelli quadri dirigenziali.

Anche analizzando il percorso accademico dei soli ex-liceali, la differenza è netta: a 5 anni dal diploma (quindi ad un’età di 23-24 anni) il 70% di chi ha fatto un’esperienza di mobilità individuale a scuola è già laureato rispetto al 52% dei coetanei ex-liceali diplomati nel 2010. Spesso scelgono facoltà in campo internazionale: facoltà linguistiche (18%) o scienze politiche e diplomatiche (14%) – contro una media italiana del 9% – o facoltà economico-finanziarie (17% contro il 13% a livello nazionale). Un dato sul quale vale la pena riflettere è il grado di soddisfazione raggiunto. Il 90% delle persone della Generazione I si dichiara complessivamente felice, con uno stacco netto rispetto alla media degli italiani che è del 47%.