Roma, 19 nov – Quanti soldi contanti si possono prelevare dalla banca? E’ questa la domanda che oggi si pongono gli italiani alla luce dell’intricata normativa che introduce dal 2020 controlli più stringenti sull’uso del contante. Al momento – scrive il sito di Investire Oggi – non è ben chiaro se il prelievo di contanti allo sportello sia soggetto a controlli oppure no. La legge non impone un limite al prelievo dei contanti in banca ma soltanto un limite alla tracciabilità dei pagamenti che non può superare i 3 mila euro (limite che scenderà a 2.000 dal 1° luglio 2020). Pertanto, la fattura del dentista, ad esempio, potrà essere pagata anche in contanti se non supera tale soglia. Ma questo è un limite che vale ai soli fini della lotta all’evasione fiscale e riguarda i controlli che il fisco opera sulla tracciabilità dei pagamenti.

All’atto pratico del prelevamento di denaro contante presso lo sportello della banca non vi è alcun limite poiché il cliente è libero di disporre dei propri depositi come meglio crede. Ma la normativa impone alla banca di chiedere al cliente il motivo del prelevamento di somme superiori a 10 mila euro al mese in ossequio al rispetto della normativa antiriciclaggio. La banca segnalerà quindi l’operazione e il nominativo all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) presso la Banca d’Italia per gli opportuni accertamenti. Tali segnalazioni vengono poi inviate alla Guardia di Finanza che effettuerà eventualmente appropriate indagini.

In un’audizione preliminare sulla manovra economica, Luigi Signorini vice direttore generale della Banca d’Italia ha detto che Palazzo Koch “guarda con favore a iniziative che incentivano l’uso di strumenti innovativi, che riducono i costi delle transazioni e possono contribuire a recuperare il ritardo nella digitalizzazione dell’economia italiana”. “Il limite massimo per i trasferimenti di contante scenderà da 3.000 a 2.000 euro a metà del prossimo anno”, ha ricordato Signorini. E “all’inizio del 2022 tornerà ai 1.000 euro stabiliti originariamente nel 2011. È previsto un rimborso in denaro se si acquistano beni e servizi attraverso strumenti di pagamento elettronici”. A tal fine “viene istituito un fondo di entità piuttosto elevata (3 miliardi sia nel 2021 sia nel 2022)”, ma “l’incentivo – ha avvertito –  funzionerà bene se si riuscirà ad attuarlo in modo semplice e chiaro evitando qualsiasi appesantimento burocratico per le parti coinvolte”.

La semplicità e la chiarezza di questi incentivi sono un aspetto cruciale per il loro successo: il contribuente deve poter prevedere con facilità l’ammontare dell’incentivo e i tempi di “recupero” dello stesso. Un meccanismo poco chiaro e complesso rischia infatti di esporre il fianco a possibili accordi tra venditore e acquirente che neutralizzerebbero di fatto l’efficacia di queste norme e ne vanificherebbero quindi la funzione anti-evasiva.  Se queste misure incentivanti saranno ben congegnate, ci potrà essere dunque una sensibile riduzione nella propensione a evadere.