Roma 6 dic – La logistica è un settore emblematico dei cambiamenti in atto nel mondo del lavoro: da un lato registra una forte diminuzione dei posti di lavoro a causata dell’automazione, dall’altro riscontra lo sviluppo di nuova occupazione generata proprio dall’innovazione. Lo spiegato Daniele Fano, Coordinatore del Comitato Scientifico di Randstad Research, illustrando il rapporto “Le nove sfide per il futuro del lavoro nella logistica” presentato nei giorni scorsi a Piacenza al convegno “Il futuro dei profili professionali della Logistica”. Si tratta del primo progetto sul lavoro del futuro del Randstad Research, centro di ricerca autonomo e indipendente il cui comitato scientifico è presieduto da Enrico Giovannini.

“La logistica – ha spiegato Fano entrando nei dettagli – rappresenta il campo ideale per osservare le trasformazioni in atto. Un settore in crescita, posto dalla trasformazione digitale al bivio tra decrescita dei posti di lavoro per effetto dell’automazione e sviluppo di nuova occupazione per le funzioni richieste dall’innovazione. Stimiamo 500mila posti di lavoro a forte rischio da qui al 2027, ma i nuovi occupati potrebbero superare le professioni sostituite, a certe condizioni: occorre il coraggio di investire in processi e risorse umane capaci di creare valore, la capacità di cogliere le opportunità dei nuovi trend e di superare i lati più oscuri del settore, un impegno forte su formazione, organizzazione e management”.

Non tutti sono consapevoli della centralità economica della logistica, settore che in Italia conta complessivamente 2,5 milioni di occupati nelle diverse funzioni logistiche di tutti i comparti economici (commercio, alberghi e ristorazione, costruzioni, industria, la stessa logistica e altri servizi). Di questi, 1.085.000 sono occupati nella logistica come servizio, altri 800 mila addetti alla supply chain nell’industria. Guardando la dinamica occupazionale, a fronte di una crescita media del 4,87% degli occupati nel settore dal 2014 al 2018, si scopre una riduzione del 27,7% di lavoratori nei “servizi”, quelli maggiormente esposti alla digitalizzazione, e una crescita del 32,5% nel “digitale e robot” (operai +5,7%, tecnici +13,3%, manager +15%).

Il rapporto di Randstad Research identifica in ben 500 mila i posti di lavoro potenzialmente a rischio nella logistica nel nostro Paese entro il 2027 a causa dell’impatto dirompente della digitalizzazione (dall’automazione dei veicoli e carrelli, alla sostituzione di lavoratori di ufficio), mentre almeno 600 mila lavoratori dovranno radicalmente aggiornare le loro competenze per stare al passo con i cambiamenti. Sull’altro piatto della bilancia però va messa anche l’innovazione che sta investendo il settore e che di conseguenza richiederà nuove professioni: il numero di nuovi occupati, tra nuovi profili e riconversioni, potrebbe superare da qui al 2027 quello delle professioni a rischio, se la logistica saprà affrontare con successo nove grandi sfide per il futuro del lavoro.

Attraverso interviste a un gruppo di esperti di logistica e settori correlati, il Randstad Research ha identificato nove sfide correlate sul fronte dell’istruzione, della formazione, dell’occupazione e della crescita per pensare in modo sistemico il futuro del lavoro nella logistica.

  1. Dare centralità alla percezione della logistica. La scarsa attenzione riservata alla logistica ne impedisce lo sviluppo per essere considerato come fattore strategico. È necessario dare centralità al settore, migliorandone la capacità di attrazione verso famiglie e giovani. Si devono evidenziare le esigenze della manifattura di servizi logistici e la capacità di accompagnare gli imprenditori sui mercati internazionali.
  2. Cavalcare i megatrend. I megatrend che impattano sulla logistica vanno capiti e non contrastati, per aprire opportunità di nuovi mestieri. Ad esempio, la preoccupazione per i fenomeni ambientali può offrire occasioni di impiego a figure come l’addetto al controllo delle emissioni o il manager nell’innovazione sostenibile; la trasformazione digitale al magazziniere digitale o programmatori; i trend demografici differenziati tra i paesi richiamano specialisti di marketing/export. La connettività, la fluidità della catena nei vari momenti dei processi logistici, apre nuove opportunità a manager dell’import/export di leader di filiera o profili ibridi con competenze di acquisti e tecnologie.
  3. Cooperare e competere nelle filiere. Nella logistica la collaborazione nella filiera è essenziale. Sono fondamentali accordi di trasparenza, aggiornamento delle declaratorie professionali e forme di collaborazione. Gli investimenti sostenibili aumentano la produttività: investire nella valorizzazione del dipendente e nella cooperazione porta i frutti migliori sul lungo termine.
  4. Management aperto all’innovazione e alle soluzioni organizzative. Molti studi dimostrano come manager altamente formati riescono a dare una spinta in più in produttività e innovazione. È necessario attrarre profili con skill che si differenzino da quelle tradizionali. I professionisti devono essere altamente formati e in continuo aggiornamento.
  5. Capire le trasformazioni delle qualifiche. Senza un’idea precisa dei confini che delineano le qualifiche è difficile strutturare percorsi formativi adeguati e pianificare l’iter per aggiornarsi. Randstad Research ha realizzato uno schema per descrivere mansioni, conoscenze e diversi tipi di abilità richieste delle professioni della logistica.
  6. Contrastare l’emergenza di formazione nell’informatica, con un occhio alle competenze ibride. Si dovrebbe potenziare lo studio dell’informatica già a partire dalle elementari, inserendo gradualmente elementi di coding. L’informatica, come il latino e il greco, sviluppa il pensiero logico, e una volta acquisito un linguaggio informatico è più facile impararne altri. I nuovi professionisti della logistica devono avere competenze “ibride”.
  7. Comunicazione fin dalle scuole elementari. Un grande ostacolo della logistica è la mancanza di una narrazione adeguata per attrarre gli studenti e fare presa sulle famiglie. La sensibilizzazione nei confronti dei nuovi mestieri deve iniziare dalle scuole elementari e continuare lungo tutto l’arco della vita.
  8. Creare gli ambienti adatti, gli incentivi e le capacità per attuare innovazioni che creano valore e lavoro. Le imprese che investono in innovazione e sostenibilità sono le più produttive. Chi lavora deve essere incentivato a dare idee di valore per l’azienda. Servono modelli che incoraggino la collaborazione e lo scambio di idee.
  9. Ispirare l’orientamento. Occorre stimolare l’interesse dei giovani, e non solo, verso la logistica, riuscendo a comunicare come sia un potente motore di innovazione e trasformazione al centro di processi indispensabili, come lo sviluppo dell’economia circolare, il controllo delle filiere degli scambi al servizio dell’industria e dei servizi, il miglioramento dell’ambiente in senso ampio.