Roma 19 dic – E’ la carica dei 200 mila laureati imprenditori.  Il 7,1% degli studenti usciti dagli atenei italiani tra il 2004 e il 2018 ha fondato un’impresa. Si tratta di aziende più vitali, con un tasso di crescita e di sopravvivenza più alto, che assumono forme giuridiche più complesse e contribuiscono a creare opportunità di lavoro anche nelle zone più in difficoltà dal punto di vista dello sviluppo economico, come al Sud. E’ il quadro che emerge nel Rapporto “Laurea e imprenditorialità” presentato in questi giorni, il primo studio sull’imprenditorialità dei laureati, curato da Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, dal Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna e da Unioncamere, che ha analizzato i dati di 2.891.980 laureati in atenei italiani tra il 2004-2018 e i dati, a livello aziendale, delle 236.362 imprese da essi fondate (il 3,9% del totale delle imprese presenti in Italia).

Il 61,3% dei fondatori ricopre una carica da titolare, il 22,1% da amministratore e il 16,6% da socio. Il 37,1% dei fondatori ha creato la propria impresa prima di conseguire la laurea (il 13,4% prima di iscriversi all’università, il 23,7% durante gli studi universitari), mentre il 27,0% entro il terzo anno dalla laurea. La quota restante (35,9%) ha creato la propria impresa dopo il terzo anno dalla laurea. Tra i fondatori gli uomini rappresentano il 53,9% mentre le donne il 46,1% (nella popolazione di laureati le percentuali sono invece, rispettivamente, 40,1% e 59,9).

“Dall’indagine emerge il dato confortante che i nostri laureati hanno un significativo spirito imprenditoriale – commenta il Presidente del Consorzio AlmaLaurea Ivano Dionigi -. Lo studio mette altresì in evidenza che, anche in questo campo, come in quello dell’orientamento, il contesto socio-economico della famiglia esercita un ruolo decisivo. Pertanto, anche in considerazione dell’attuale scenario economico, la cultura imprenditoriale va incentivata attraverso efficaci attività di orientamento e di promozione di competenze che ne facilitino la diffusione”.

L’11,6% delle imprese di laureati opera nel settore agricolo, il 9,4% in quello industriale e il 79% nei servizi. Nei servizi, per citare i più rappresentati, ci sono i settori del commercio, poi le attività professionali, scientifiche e tecniche; seguono quelle finanziarie ed assicurative; il 7,5% nelle attività di servizi di alloggio e di ristorazione; il 6,9% in servizi di informazione e comunicazione. Sotto il profilo territoriale, il 37,4% delle imprese fondate dai laureati è localizzato nel Nord Italia, il 21,7% nelle regioni del Centro e il 40,8% nelle regioni del Sud Italia.

“L’indagine svolta dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea in collaborazione con Unioncamere e DiSA – aggiunge il Direttore del Consorzio AlmaLaurea Marina Timoteo -, mostra come l’imprenditorialità dei laureati abbia esiti positivi nell’ambito del contesto nazionale. Le imprese create dai laureati sono più vitali: hanno, infatti, un tasso di crescita e di sopravvivenza più alto, assumono forme giuridiche più complesse e contribuiscono a creare opportunità di lavoro anche nelle aree del territorio italiano che vivono maggiori difficoltà economiche. L’indagine conferma, quindi, il dato, già da tempo acquisito dalle indagini di AlmaLaurea: laurearsi conviene. Chi si laurea ha più chances di fare impresa e ha più chance di far durare l’impresa che ha creato”.