Renzo Arbore, Maria Grazia Cucinotta e Lino Banfi

Le lettere dei fan, certo. Ma anche quelle scritte e magari mai consegnate, un filo diretto con le proprie emozioni che passa dalla corrispondenza e che grazie a Poste Italiane ha segnato la vita di alcuni dei nostri artisti che – nel tempo – hanno affidato a Postenews i propri ricordi collegati alle lettere e alla nostra Azienda. Lo ha fatto, ad esempio, Renzo Arbore, che ricorda: “Quando facevo i programmi alla radio e alla televisione, i fan scrivevano le lettere. Ma tante lettere. Cassapanche intere. Con il tempo, credo di averne rimosse una buona parte. Altre le ho conservate per documentare quella fase storica. Ogni giorno, alla Rai, arrivava un sacco di posta. Il gradimento di una trasmissione si poteva misurare anche così: dalla quantità di corrispondenza in arrivo”.

La missione di Poste secondo Lino, il dna di Maria Grazia
E lo ha fatto anche Lino Banfi, che si è soffermato a parlare del ruolo importante di Poste Italiane durante il lockdown dei mesi scorsi. “Le Poste forniscono un servizio utilissimo. I miei genitori mi hanno insegnato a fidarmi più delle Poste che delle banche. La fiducia in questa istituzione è molto bella. E la fiducia degli italiani, soprattutto degli anziani, magari meno avvezzi alla tecnologia, che dovevano riscuotere la pensione è stata ricambiata da chi ha aperto gli Uffici Postali nella zona rossa, in piena emergenza”, ha detto Banfi. Il finale di questa breve selezione è affidato a Maria Grazia Cucinotta, che rivela di avere Poste Italiane nel proprio dna, provenendo da una famiglia di postini, e nel destino visto che è proprio il film “Il postino” con Massimo Troisi ad averle cambiato la vita: “Vengo da una famiglia di postini: mio padre, mio fratello, mia sorella e mio cognato. E anche mio nipote adesso lavora in un Ufficio postale. Ricordo la dedizione di mio padre. Amava il suo lavoro e ogni giorno lo portava a termine con grande senso di responsabilità. Per esempio, se c’era un indirizzo sbagliato, mica lasciava perdere. Per lui consegnare la posta era una missione”.