Da Calvino a Beethoven, il concetto di amore nelle lettere del passato
Italo Calvino e Ludwig van Beethoven

Nel 1990, il settimanale Epoca pubblicò alcuni stralci della fitta corrispondenza tra Italo Calvino ed Elsa De’ Giorgi, scrittrice e regista. Un carteggio di oltre 400 lettere che si scambiarono tra il 1955 e il 1958, che certificano la relazione sentimentale tra i due. Una collezione definita dalla filologa Maria Corti “l’epistolario più bello del Novecento”. Un amore nascosto, a causa del fatto che entrambi erano sposati, di cui oggi avremmo saputo poco se la stessa De’ Giorgi non avesse fornito le lettere a Epoca per dare prova di come il suo rapporto con Calvino ne influenzò il percorso intellettuale. La moglie dello scrittore non la prese bene ma la corrispondenza è straordinaria, così come il sentimento che legò Calvino alla De’ Giorgi.

“Certo, il mio amore per te è nato come una protesta individualista contro tutto un clima mosso da un bisogno profondissimo, ma con un significato generale, una lezione per tutti, di non-rinuncia, di coraggio alla felicità. Come questa lezione si tradurrà nell’opera creativa è ancora da vedersi. Se mi mancasse il tuo amore tutta la mia vita mi si sgomitolerebbe addosso. Tu sei un’eroina di Ibsen, io mi credevo un uomo di Cechov. Ma non è vero, non è vero. Gli eroi di Cechov hanno la pateticità e la nobiltà degli sconfitti. Io no: o vinco o mi annullo nel vuoto incolore. E vinco, vinco, sotto le tue frustate. No, cara, non hai nulla dell’eroina dannunziana, sei una grande donna pratica e coraggiosa, che si muove da regina e da amazzone e trasforma la vita più accidentata e difficile in una meravigliosa cavalcata d’amore. […] Io voglio scrivere del nostro amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo, non altro, siamo davvero drogati: non posso vivere fuori dal cerchio magico del nostro amore”.

La musica e l’amore
Dalle note alla malattia, c’è sempre stato più di un mistero ad avvolgere la vita di Ludwig Van Beethoven, e qualcuno riguarda l’amore. In particolare, quelle tre “Lettere all’amata immortale” che furono scritte tra il 7 e il 9 luglio del 1812, mai inviate e ritrovate in seguito. Parole d’amore, piene di riconoscenza e di fedeltà, per una donna della quale nessuno ha mai conosciuto l’identità. Ecco perché, studiandone le opere e la vita, si è avanzata l’ipotesi che la destinataria delle missive sia in realtà la musica stessa, il fuoco sacro al quale Beethoven ha dedicato l’esistenza, lasciando a noi dei capolavori immortali. A questa lettera e alla ricerca della donna è stato dedicato un film del 1994, dal titolo appunto “Amata Immortale”.

“…I miei pensieri volano a te, mia Immortale Amata, ora lieti, ora tristi, aspettando di sapere se il destino esaudirà i nostri voti – posso vivere soltanto e unicamente con te, oppure non vivere più. Sì, sono deciso ad andare errando lontano da te finché non potrò far volare la mia anima avvinta alla tua nel regno dello spirito… Nessun’altra potrà mai possedere il mio cuore, mai, mai — oh Dio, perché si dev’essere lontani da chi si ama tanto…Il tuo amore mi rende il più felice e insieme il più infelice degli uomini – alla mia età ho bisogno di una vita tranquilla e regolare – ma può forse esser così nelle nostre condizioni? Angelo mio, mi hanno appena detto che la posta parte tutti i giorni… Sii calma, solo considerando con calma la nostra esistenza riusciremo a raggiungere la nostra meta, vivere insieme. Sii calma, amami oggi e ieri – che desiderio struggente di te, te, te, vita mia, mio tutto, addio. Oh continua ad amarmi – non giudicare mai male il cuore fedelissimo del tuo amato. Eternamente tuo, Eternamente mia, Eternamente nostri”.