Una survey per analizzare la diffusione della rendicontazione non finanziaria e identificare le principali scelte intraprese dalle aziende italiane nell’ottemperare alle richieste del Decreto 254/2016, al terzo anno dalla sua entrata in vigore. La ricerca del colosso internazionale di revisione e consulenza KPMG, dal titolo “Informativa extra finanziaria: da compliance a governance strategica dei rischi e delle opportunità”, si basa sulla partecipazione di 200 società, primariamente enti di interesse pubblico, tra le quali è presente anche Poste Italiane. A livello continentale e nazionale, la normativa ha dato vita a un processo evolutivo che mette la sostenibilità tra le parti fondamentali della pianificazione strategica aziendale. È sempre più presente un percorso di integrazione, vengono definiti i sistemi di gestione dei rischi integrati: la rendicontazione non finanziaria è passata da essere un obbligo di compliance a uno strumento di comunicazione del valore condiviso, che ogni business è in grado di generare e distribuire.
Una attenzione costante e crescente
I risultati della survey di quest’anno sono dunque in linea con le attese: si conferma la tendenza di progressiva evoluzione dei sistemi di gestione e di monitoraggio delle tematiche ESG (Environmental, Social, Governance); cresce anche il coinvolgimento dei board nella definizione delle strategie e degli obiettivi di intervento. Con un aumento dell’86% nel triennio 2017-2020, ad oggi il 49% del campione analizzato dichiara di aver delegato le responsabilità a un comitato di consiglio interno alle aziende. Grazie al maggior coinvolgimento di questi comitati endoconsiliari, in particolare del Comitato Controllo e Rischi, i sistemi di gestione e monitoraggio dei rischi ESG hanno visto un’importante crescita tra le aziende di grandi e medie dimensioni, anche grazie alla forte attenzione posta sui temi del climate risk dalle istituzioni europee, come spiega la nota di commento all’indagine redatta da KPMG. Inoltre, il 69% delle società analizzate dichiara di aver implementato un sistema di identificazione e gestione dei rischi integrato, che include anche quelli di natura non finanziaria, con un aumento del 53% rispetto al 2017. Emerge anche una crescita sostenuta (+230%) rispetto al 2017 dei Piani di Sostenibilità formalizzati e strutturati (dei quali il 45% integrato con il Piano Industriale), che tuttavia riguarda solo il 38% delle aziende analizzate. Oltre 100 aziende hanno definito una strategia di sostenibilità e 76 hanno formalizzato un piano di sostenibilità. È del +86% rispetto al 2017 la crescita delle aziende che hanno formalizzato la governance a livello di board e oltre 160 aziende delle duecento nel panel hanno formalizzato almeno una policy inerente ai temi del Decreto 254/2016, con un amento del 13% rispetto a tre anni fa. Sono circa 140 le aziende che hanno sviluppato sistemi di gestione dei rischi ESG integrati.
L’effetto della pandemia
Interessante è l’impatto dell’emergenza Covid 19: dalle aziende analizzate che hanno pubblicato una documentazione non finanziaria a ridosso dell’inizio dell’emergenza è possibile notare come più della metà abbia già intrapreso un primo percorso di rendicontazione agli stakeholder del proprio approccio nella gestione degli impatti generati da questa difficile situazione. Nella maggioranza dei casi, infatti, oltre a menzionare il particolare contesto nella lettera agli stakeholder, quale primo cenno del proprio indirizzo a medio termine, le aziende – si legge nel capitolo finale del documento di KPMG – hanno dato disclosure dei primi sistemi di gestione della crisi che hanno introdotto, principalmente correlati ai piani di gestione della salute e sicurezza dei dipendenti e alla più generale strategia di mitigazione dei rischi. Sono 127 (ovvero il 64% del panel) le aziende che hanno citato il tema del Covid-19 all’interno della documentazione non finanziaria, in alcuni casi tramite un rimando alla relazione finanziaria, in altri trattando il tema all’interno del documento di rendicontazione non finanziaria stesso. A contare è soprattutto l’affidabilità delle informazioni presentate: gli stakeholder devono ricevere informazioni trasparenti, equilibrate e complete, che siano prive di qualsiasi tipo di abbellimento. Le aziende che saranno in grado di tenere il passo con questo cambiamento avranno successo nel ricostruire e mantenere la fiducia dei principali stakeholder.