Nel 2020 le startup hi-tech italiane hanno raccolto 683 milioni di euro, circa 11 milioni in meno di quanto raccolto nel 2019. Una decrescita estremamente contenuta se confrontata alla peculiarità del periodo storico e segnata dalla performance positiva di alcuni comparti che hanno aiutato il sistema a reggere l’urto della crisi. Gli investimenti da attori formali diventano la prima fonte di finanziamento con una quota del 42% del capitale a disposizione e sono il comparto a cui si deve quasi interamente la tenuta dell’ecosistema italiano in un anno così difficile. I finanziamenti da attori informali per la prima volta dal 2012 non crescono ma rimangono stabili con una quota del 36%. La componente dei finanziamenti internazionali determina invece in maniera significativa il calo complessivo degli investimenti nel 2020, passando dal 33% del 2019 al 22% di quest’anno.

I dati dell’osservatorio
Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con InnovUp, giunto alla sua ottava edizione. Nell’anno della crisi generata dalla pandemia gli investimenti da parte di attori formali la fanno da padrone, registrando una importante crescita di circa il 34%, passando dai 215 milioni del 2019 ai 288 milioni del 2020. È al comparto degli investitori formali, che hanno finalmente giocato il ruolo di attore istituzionale fondamentale per il nostro Paese, che si deve quasi interamente la tenuta dell’ecosistema italiano in un anno così difficile grazie all’immissione di quasi 73 milioni di euro in più dell’anno precedente. Sebbene il taglio medio degli investimenti dei Venture Capital si abbassi rispetto all’anno passato, vedendo il 44% delle operazioni di valore superiore al milione di euro (rispetto al 66% del 2019), nell’ecosistema si rileva la presenza di 12 grandi operazioni superiori ai 10 milioni di euro che li coinvolgono.