Piccoli quadri, grandi finestre su un evento capitale. Sono i francobolli che Poste italiane dedica al Natale di Gesù con riproduzioni d’indubbio valore artistico e religioso o con emissioni filateliche che richiamano tematiche di doni e festa tipiche di una ricorrenza cara a grandi e piccoli, credenti e non credenti. I francobolli esprimono il grande consenso che nessun’altra data dell’anno solare è finora in grado di evocare. E non tanto per la massa che vi è interessata. Ce ne sono altre che raccolgono alto tasso di popolarità come il Carnevale, il Ferragosto. Ma nessuna festività fa sognare altrettanto del Natale. Ora la storia spuria del Babbo Natale che ha preso piede come portatore di regali ai bambini, pare contendere la centralità alla figura del Bambino di Betlemme, riconosciuta nei secoli con il presepio. Nessun tentativo di rimpiazzo si è dimostrato finora altrettanto convincente nel rappresentare sentimenti di pace e serenità come la narrazione del presepio. I francobolli che ogni anno le Poste emettono dedicati al Natale, nella loro delicatezza esprimono questo affidamento del senso comune al valore sentimentale della festa. Sono francobolli di due tipi e stampati in coppia, quasi a sottolineare le due dimensioni del Natale. Un francobollo, infatti, con tematica religiosa, riproduce quadri famosi con soggetto “la Natività”; nell’altro con soggetto laico, la vignetta garbata raffigura un elemento tipico delle feste natalizie, come l’albero, un decoro, le renne. Poste Italiane con i due tipi di emissioni certifica la cultura in evoluzione sul Natale. Si registra un progressivo sbiadirsi della dimensione religiosa rispetto a una sensibilità di crescente consumismo. Senza toni allarmistici – tipici nel passato – tuttavia efficaci, lo stesso Papa Francesco insiste – senza toni allarmistici del passato remoto della Chiesa – sulla radice originaria del Natale cristiano che non commemora una qualunque nascita, ma la nascita di un Bambino speciale di nome Gesù. L’ideale dirompente da lui portato nel mondo, pur con alti e bassi, coerenze e tradimenti umani dei suoi discepoli, ha segnato i duemila anni trascorsi. Se il Natale cristiano nel tempo riuscì a sostituirsi a una festa pagana, ora il pendolo della storia – specialmente in Occidente – sembra favorire un ritorno graduale a un neopaganesimo alimentato dal consumismo sfrenato. Da buon gesuita papa Francesco parla con cognizione di causa: “Il consumismo, fratelli e sorelle, ci ha sequestrato il Natale. Il consumismo non è nella mangiatoia di Betlemme: lì c’è la realtà, la povertà, l’amore”. E con tale chiara convinzione sollecita: “Vorrei esortare tutti ad “affrettare il passo” verso il Natale, quello vero, cioè la nascita di Gesù Cristo”. “Quest’anno – ha aggiunto – ci attendono restrizioni e disagi; ma pensiamo al Natale della Vergine Maria e di San Giuseppe: non furono rose e fiori! Quante difficoltà hanno avuto! Quante preoccupazioni! Eppure la fede, la speranza e l’amore li hanno guidati e sostenuti. Che sia così anche per noi! Ci aiuti anche – questa difficoltà – a purificare un po’ il modo di vivere il Natale, di festeggiare, uscendo dal consumismo: che sia più religioso, più autentico, più vero”.  Sul Natale i francobolli di Poste hanno una trama comune sottesa: la presenza della Madre con il Bambino. Il rapporto inscindibile madre-figlio esaltato nei secoli passati, oggi nel pieno della crescente domanda di pari dignità tra uomini e donne, aiuta a leggere il Natale anche come momento di verità del ruolo femminile nella storia dell’umanità. Una madre è all’origine di una presa di coscienza nuova del Natale: attraverso una donna Dio si incarna ponendosi dalla parte degli esclusi, dei diseredati, dei poveri, di quanti vivono la condizione umana portandone il peso e non soltanto le possibilità.  Il Natale incoraggia uno sguardo di restituzione di una dignità negata. A Poste Italiane non è sfuggita questa sfumatura di cambiamento di epoca.