Lo scienziato Mario Tozzi

Tra i volti più apprezzati dal grande pubblico televisivo, il professor Mario Tozzi è attualmente su Rai Tre il sabato, in prima serata, con la sua “Sapiens – un solo Pianeta”. Geologo e saggista di chiara fama, Tozzi è stato conduttore di trasmissioni famose come “Fuori Luogo” su Rai1 e “Atlantide” su La7, dopo aver condotto sulla stessa emittente “Allarme Italia” e “La Gaia Scienza”. Tra i numerosi documentari che ha realizzato, vi è anche “Terzo Pianeta”, “Gaia – il pianeta che vive” e “King-Kong”, di cui è stato inviato speciale. Ha collaborato anche con “Geo & Geo” su RaiTre.

Professor Tozzi, quando la pandemia da coronavirus ha paralizzato le nostre vite, molti si sono interrogati sulle conseguenze che i comportamenti dell’uomo possono avere sulla natura. Esiste una connessione?
“Questo ormai mi sembra appurato da evidenze anche di tipo scientifico. Le azioni che io definirei scellerate dell’uomo, hanno avuto una grande incidenza sul momento che stiamo vivendo”.

Cambiamento climatico e pandemia: c’è una relazione?
“No, il cambiamento climatico favorisce malattie come ad esempio malaria o la febbre gialla, ma non le pandemie virali. In queste ultime si presentano invece due elementi: l’innesco e la veicolazione. La SarsCov, l’Ebola, o il nuovo Covid 19, hanno come innesco, piuttosto, il fenomeno della deforestazione”.

In che senso?
“Se elimini un habitat rilevante, come può essere una foresta, alcune specie animali, invece che morire, rafforzano il loro sistema immunitario e ciò va ad incidere sui cicli antropici. In inglese si chiama spillover, ossia salto di specie. Le ultime pandemie sono tutte così, questa compresa”.

Come è avvenuta la veicolazione del virus?
“Nel caso del Covid 19 vi sono ancora degli studi in corso, portati avanti sia dal Cnr che da Harvard. Anche se ancora non si può giungere a giudizi definitivi, sembra che una relazione con l’inquinamento atmosferico esista e che, dunque, questo abbia contribuito alla propagazione del virus.  Se poi pensiamo che la Pianura Padana è una delle zone più inquinate in Europa e la provincia cinese dell’Hubei, da dove si è propagato il coronavirus, è tra le più inquinate al mondo, è facile comprendere per quale motivo queste ultime siano state le zone nelle quali il virus abbia colpito di più”.

Una delle conquiste più significative dell’uomo è la scrittura. Le lettere, in particolare, sono in grado di fissare il nostro pensiero: non crede che la perdita di questa tradizione, rappresenti un qualcosa di negativo per la nostra comunità?
“Senza dubbio. La lettera contiene un qualcosa che manca a molte altre forme di comunicazione. In essa rivive il tocco, il profumo, l’incertezza di chi la scrive. Ciò che più mi colpisce di una lettera, è il suo elemento di riflessione. D’altronde, già in un mio libro, avevo messo in guardia dagli eccessi tecnologici dei giorni nostri”.

Qual è il suo rapporto con la corrispondenza?
“Ricordo le lettere che mi scambiavo con mio padre. In particolare, ricordo quelle che lui scriveva a me. Le ho conservate tutte. E ho conservato anche quelle che lui scriveva a suo padre. Una catena affettiva che ho ricostruito grazie alle Poste e che, ancora oggi, mi emoziona molto”.

Leggi tutte le interviste di Postenews