Cento ordini nei primi dieci minuti. Lunghe file di consumatori in attesa ben prima dell’apertura. Definirlo un successo è un eufemismo: la prima macelleria vegan del Regno Unito ha esordito con un tutto esaurito, tra costolette di maiale, bacon, salumi e polpette. Tutto, ovviamente, rigorosamente vegetale. È questo il segreto della Rudy’s Vegan Butcher, che ha scelto una data simbolica per l’apertura: l’1 novembre scorso, in occasione della Giornata mondiale del vegano. Dall’esterno, sembra una macelleria tradizionale, eppure il Rudy’s Vegan Butcher offre ai suoi clienti selezioni completamente prive di carne e latticini, tra cui prodotti a base vegetale, pollo seitan, polpette di ‘soysage’ e Involtini di tacchino di Natale. La ricetta vincente è “semplice”, come ha spiegato lo chef vegano veterano e co-fondatore di Rudy Matthew J. Foster a Fox News: “È tutto progettato per emulare la carne. Ha un sapore come la carne, ha una consistenza simile alla carne”. In realtà, la macelleria è solo una parte del più ampio progetto ‘vegan’ portato avanti da Foster con la sua compagna, nel lavoro e nella vita. Spinto a una ‘svolta’ dopo aver visto la crudeltà di trattamento sugli animali quando lavorava da chef professionista in ristoranti ‘tradizionali’, dal 2018 ha lanciato un suo brand, il ristorante Rudy’s Dirty Vegan Diner, perché è possibile “sopravvivere e prosperare molto meglio con una dieta a base vegetale”. Un ristorante che si è conquistato una nicchia di mercato, ponendosi come una ideale miscela tra il veloce e popolare fast food americano e la tavola a base di piatti vegetali. Ora, con questa ulteriore sezione del suo progetto, si assiste a un ampliamento dell’offerta culinaria, con ulteriori offerte come i kit fai-da-te per la casa: per ogni kit acquistato, Rudy dona circa un dollaro a Friend Farm Animal Sanctuary. Ma oltre all’aspetto solidale e all’attenzione per essere cruelty-free per gli animali, la dieta vegana acquisisce anche un altro valore sostenibile: è infatti uno dei modi più efficaci con cui le persone possono ridurre la loro impronta di carbonio. La produzione globale di carne, in particolare manzo e agnello, richiede infatti un’elevata quantità di emissioni di carbonio e sollecita le risorse naturali, qualcosa che le alternative senza carne possono in gran parte evitare. Perché – come ha ribadito lo stesso Foster – “stiamo distruggendo il pianeta per le nostre papille gustative”.