In un Paese in cui si notano da “anni evidenti segni di rallentamento, se non di stagnazione, esistono settori manifatturieri capaci di registrare risultati eccellenti e singole imprese che presentano un’innata capacità di realizzare performance di tutto rilievo”. È quanto emerge dalla seconda edizione dello studio condotto da Nomisma e Crif, denominato “Controvento. La struttura è più importante dell’impresa” e che vede 4.656 imprese manifatturiere, su un campione di 70.971 società di capitali, in grado di navigare ‘controvento, appunto, soprattutto nei settori farmaceutico e del packaging. Le 4.656 imprese individuate da Nomisma e Crif rappresentano il 6,6% del totale delle imprese manifatturiere considerate nello studio e generano il 7,9% di ricavi (pari a 60,9 miliardi), il 12,9% di valore aggiunto (pari a 20,7 miliardi) e il 20,7% del margine operativo lordo complessivo (pari a 13,6 miliardi). Dal 2014 queste imprese hanno visto crescere i ricavi del 71,4%, e il margine operativo lordo in termini assoluti del 158%”. Le aziende ‘controvento’ risultano maggiormente concentrate nelle classi intermedie (aziende di medie dimensioni con 50-249 addetti, o piccole imprese con 10-49 addetti). Secondo lo studio a predominare è l’Italia centro settentrionale, con un totale di 8 regioni (Trentino-Alto Adige, Veneto, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Liguria, Piemonte e Emilia-Romagna) che aumentano di rilevanza. Le regioni più competitive nella logica comparativa di Controvento sono localizzate nel Nord-Est: Trentino-Alto Adige (+45% nel numero di imprese e +51% nei ricavi), Veneto (+17% per imprese +13% nei ricavi) ed Emilia-Romagna (+3% per imprese +115% nei ricavi). Tra i settori vincenti la ricerca identifica il packaging, la farmaceutica, gli autoveicoli, il metallo e l’abbigliamento.