È un’operazione sanitaria senza precedenti nella storia della Repubblica, oltretutto avviata in un Paese alle corde dopo quasi un anno di emergenza. La campagna vaccinale per debellare il Covid-19 è in pieno svolgimento e dal suo esito dipendono la vita di molte persone e la possibilità di lasciarsi alle spalle una cupa stagione socio-economica. La produzione e poi la distribuzione capillare e tempestiva dei vaccini anti-Covid è una sfida che sta coinvolgendo i governi di tutto il mondo. In questa battaglia molti Paesi, in particolare quelli appartenenti all’Unione Europea, hanno condiviso le regole d’ingaggio e messo in comune le forze. Comune è anche il timore che una parte della popolazione possa esercitare il suo diritto di non farsi vaccinare, riducendo così l’immunità di gregge. Secondo un recente sondaggio della rivista Nature, il 70% degli abitanti del pianeta si dichiara disponibile a fare subito il vaccino, con valori variabili dal 90% della Cina al 55% della Russia. Anche in Italia c’è una quota significativa di scettici e di no vax.
Salvi grazie alla scienza
Vanno convinti con la forza dei fatti. Va spiegato che le vaccinazioni hanno permesso nell’ultimo secolo di modificare radicalmente lo stato di salute delle popolazioni nel mondo. E soprattutto va spiegato perché è infondata la sfiducia nei confronti della scienza. Pandemia significa guerra totale, che può avere intensità e gravità diverse. Per restare al Novecento, ci sono state la spagnola esplosa nel 1918, l’asiatica del 1957, l’influenza cinese del 1968, il vibrione, agente del colera che nel 1973 seminò la morte anche a Napoli, la tragedia planetaria dell’Aids a partire dal 1980, la SARS del 2002, e poi l’aviaria e la peste suina. Ogni malattia epidemica è un caso a sé nel grande laboratorio della natura ma da tutte siamo usciti grazie alla scienza.
Un aiuto, fisico e digitale
Vaccinare 60 milioni di italiani nel minor tempo possibile è una sfida di eccezionale complessità, che si può vincere solo se si mobilitano i grandi player del sistema-Paese. Uno di questi – il principale per dimensioni, radicamento e competenze – è Poste Italiane, da un anno in prima fila nelle strategie di prevenzione e contrasto del contagio e ora protagonista della campagna vaccinale. Come richiesto dal Commissario Straordinario per l’emergenza coronavirus, Poste ha assunto un ruolo centrale sia nella gigantesca operazione di consegna dei vaccini ai centri di somministrazione sia nell’assistenza ai cittadini che vogliono farsi vaccinare. Hanno le insegne di SDA, il corriere di Poste Italiane, i furgoni che stanno recapitando alle ASL e agli ospedali centinaia di migliaia di dosi del vaccino Moderna. La flotta SDA utilizza furgoni con celle frigorifere. Alcuni possono trasportare 1.300 litri con temperature tra 0 e 10 gradi, altri hanno celle della capacità di 900 litri che possono arrivare da -20 a +40 gradi. Poste gestisce 21 magazzini, fino a ieri utilizzati per lo stoccaggio dei dispositivi di protezione (oltre un miliardo di mascherine distribuite soprattutto nelle scuole di tutta Italia) e ora anche per gestire la distribuzione di tutto ciò che serve alla campagna vaccinale, dalle siringhe ai diluenti, alle attrezzature. Ci sono le competenze informatiche di Poste Italiane dietro la piattaforma digitale che traccia i vaccini, dal momento del loro arrivo in Italia. La piattaforma di Poste prevede sistemi tecnologici, ma a disposizione degli italiani che hanno ancora poca confidenza con i servizi digitali ci sono i portalettere e il call center. La collaborazione di Poste con la struttura del Commissario Straordinario è a titolo gratuito.